Raffreddore, otite e sinusite: ecco i consigli del pediatra per curare i vostri bimbi

MeteoWeb

Ci si preoccupa per gola e tonsille, ma moltissimi bambini in questo periodo fanno i conti con l’otite, una delle malattie più frequenti nel bambino. E’ rara nei primi quattro mesi di vita, mentre la maggior frequenza si ha verso gli undici mesi“. A dichiararlo ad AdnKronos Salute è il pediatra milanese Italo Farnetani, che fornisce ai genitori alcuni consigli per riconoscere e saper fare differenze di trattamento tra otite, raffreddore e sinusite, anche perché sbagliando la cura si potrebbe peggiorare la situazione.

Per l’otite i sintomi da osservare sono tre, possono essere associati fra loro ma spesso se ne presenta anche uno solo: febbre, dolore all’orecchio, fuoriuscita di secrezione o sangue“. A fare una diagnosi essere solo il medico analizzando l’interno del canale uditivo con un otoscopio. “L’orecchio medio si infiamma dando l’otite media perché vi arrivano batteri e virus ed è una malattia così frequente che 2 bambini su 3 ne hanno presentato almeno un episodio durante i primi tre anni di vita“. Se il bambino prova dolore all’orecchio per le prime 12 ore basta somministrargli del paracetamolo. Se invece il dolore continua è “meglio usare l’antibiotico che però va assunto almeno per 5 giorni dopo prescrizione del medico. Contro l’otite l’antibiotico migliore è l’amoxicillina. Per il dolore si può continuare a usare anche il paracetamolo ogni 4 ore“.

L’otite in genere è provocata da virus e batteri, ma non dal freddo, per cui non è necessario coprire eccessivamente le orecchie. “Non si devono mai istillare gocce all’interno dell’orecchio – consiglia caldamente Farnetani – senza che lo abbia prescritto il medico. E bisogna ricordare di non pulire l’interno del condotto uditivo, perché il cerume è un detergente naturale ed è sufficiente. Vietatissimi inoltre i bastoncini cotonati“. I più piccoli, poi, in genere si toccano “le orecchie non perché gli facciano male, ma perché vogliono conoscere questa parte del proprio corpo o, più spesso, per prurito, che non è un sintomo di otite“.

Per quanto riguarda il raffreddore, poi, è necessario capire che si tratta di “un’infezione lievissima che però va gestita con le informazioni giuste“, sostiene Farnetani. E il pediatra fornisce un vero e proprio decalogo dedicato a tutti i genitori.

1) Attenti alle mani: il raffreddore si trasmette, oltre che con l’aria respirata, anche attraverso le secrezioni, soprattutto del naso e degli occhi, che possono essere trasportate con le mani (dunque è bene lavarle con cura), con gli oggetti che tocca un soggetto che ha il raffreddore e con i fazzoletti che sarebbe bene non abbandonare nell’ambiente.

2) Se il raffreddore dura meno di 5 giorni, si tratta del suo normale decorso e non è necessario assumere farmaci.

3) Se dura più di 10 giorni: potrebbe trattarsi di sinusite, ovvero l’infiammazione dei seni paranasali. In questo caso è necessario consultare il proprio medico, perché probabilmente sarà necessario assumere degli antibiotici per due settimane.

4) Se la durata del raffreddore è compresa fra 6 e 9 giorni, è consigliabile consultare il medico solo se la secrezione nasale è striata di giallo o verde, o se c’è tosse al mattino. Potrebbe essere di fronte a una forma iniziale di sinusite.

5) Aerosol: non serve né in caso di rinite né di sinusite, perché il farmaco in questo caso salta la via nasale.

6) Spray o decongestionanti nasali: non bisogna utilizzarli come farmaci “facili”, ma vanno usati solo se prescritti dal medico, perché possono danneggiare la mucosa del naso.

7) Aria umida: fa bene perché evita l’essiccamento della mucosa che riveste l’interno del naso. In caso di riscaldamenti accesi, sarà sufficiente tenere due asciugamani bagnati sul radiatore.

8) Se in caso di raffreddore esce sangue dal naso: non bisogna spaventarsi perché dipende dal fatto che la mucosa interna del naso infiammata è meno resistente ai traumi, di conseguenza i piccoli vasi sanguigni che sono superficiali si rompono facilmente. Per arrestare il sangue basta stringere le narici con due dita per 5 minuti.

9) Se il bambino ha meno di un anno: è necessario che il nasino sia tenuto libero, lavando le narici con apposita acqua salata. Per instillargli in modo corretto sia la soluzione salina, sia le gocce nasali, andrà tenuto con la testa rivolta all’indietro, in modo che le narici siano allo stesso piano del torace.

10) Da non usare le pompette per aspirare le secrezioni: si rischia di asportare insieme al muco anche parti del rivestimento interno.

I bambini, ogni anno, presentano da 3 a 8 episodi di raffreddore e sono più colpiti i maschi, mentre dall’età di 12 anni in poi gli episodi si dimezzano (da 2 a 4). In genere il raffreddore non è mai grave, nemmeno se è infiammata la gola e compare tosse o febbre, purché duri meno di 10 giorni. Nel bambino molto piccolo però, che non sa respirare con la bocca, è probabile che sembri creare una difficoltà respiratoria. Non ci si deve fare impressionare da queste difficoltà o dai rumori e fischi al passaggio dell’aria. La difficoltà respiratoria – dice Farnetani – si valuta osservando altri parametri, rilevabili con facilità anche dal genitore. La prima cosa importante è contare il numero dei respiri. Basta appoggiare una mano sull’addome del bambino e controllare i relativi innalzamenti, ognuno dei quali corrisponde a un respiro. Se il numero è inferiore a 50 nel bambino che ha meno di 30 giorni, o 40 per le età successive, significa che va tutto bene. Se il numero è aumentato significa che l’aria non riesce a diffondersi in tutti i polmoni (una parte per esempio potrebbe essere infiammata durante la polmonite) e allora l’organismo cerca di compensare questa zona dove non può far entrare l’aria, respirando più frequentemente. Per questo se il numero dei respiri supera i valori che abbiamo indicato si deve far visitare il bambino dal medico“.

Per quanto riguarda la sinusite, invece, “la diagnosi è facile: il bambino ha la sinusite quando il raffreddore o la tosse durano ininterrottamente più di 10 giorni. La sinusite – dice il pediatra – è l’infiammazione dei seni paranasali”. Quando viene la sinusite? “I seni paranasali iniziano a raggiungere un sufficiente grado di sviluppo e, di conseguenza, ad avere una cavità sufficiente a ‘ospitare’ gli agenti infettivi a partire dal secondo anno di vita e perciò si capisce perché verso i 5-6 anni si ha il maggior numero di casi di sinusite“.

Ogni volta che c’è il raffreddore, si rischia, poiché naso e seni paranasali sono in comunicazione tra loro, l’infiammazione con facilità passa da una struttura all’altra e infatti ogni volta che si ha rinite si ha sempre sinusite e, quando regredisce l’infiammazione del naso, guariscono anche i seni paranasali. Ma non sempre questo avviene, perché talvolta, sfruttando la momentanea difficoltà dei seni paranasali infiammati, possono proliferare dei germi, soprattutto Haemophilus influenzae di tipo B e Streptococcus pneumoniae, determinando un nuovo processo, indipendente dal raffreddore, che perciò non guarirà simultaneamente a questo, ma si potrà protrarre nel tempo“.

Se il raffreddore dura più di 10 giorni ci sono 9 possibilità su 10 che si tratti di sinusite, soprattutto se c’è anche tosse secca (soprattutto notturna) e otite. “I sintomi che la fanno sospettare con una certa probabilità sono il respiro maleodorante, la presenza di febbre superiore a 38,3°C e gli occhi gonfi. Il mal di testa, a differenza che negli adulti, nei bambini è un sintomo della sinusite poco frequente, infatti lo presenta solo un bambino ogni 7-8 ammalati“. E per la cura “servono gli antibiotici, prescritti dal medico, perché la sinusite è provocata dai batteri; utili anche lavaggi nasali con la soluzione fisiologica e, come decongestionanti, gocce o spray nasali, se necessario anche con corticosteroidi“.

Condividi