E’ la volta dei test di “compatibilità” elettromagnetica, effettuati nella ‘Camera di Maxwell’ del Mercury Planetary Orbiter. La porta e le pareti metalliche schermate della camera di Maxwell (gli stessi test interesseranno tutti e tre i segmenti della missione: i due orbiter e il modulo di trasferimento) formano una gabbia di Faraday capace di bloccare indesiderate radiazioni elettromagnetiche esterne. Allo stesso tempo, spiega l’ASI, le sue pareti interne sono coperte da “anecoiche”’ piramidi di schiuma capaci di assorbire suoni o onde elettromagnetiche.
“Stiamo eseguendo due tipi di test di compatibilità”, ha spiegato Marco Gaido, test manager della missione. “In primo luogo stiamo controllando che sia elettricamente compatibile con il campo elettrico che sarà generato dal lanciatore Ariane 5, che lo porterà in orbita, che non vi siano cioè interferenze con i ricevitori della sonda”.
“In secondo luogo – ha concluso Gaido – stiamo testando se non vi è alcun rischio di incompatibilità tra i diversi sottosistemi della navicella stessa quando sarà in orbita intorno a Mercurio. In particolare, vogliamo controllare che il suo trio di antenne sulla parte superiore sia in grado di comunicare correttamente con la Terra. Per tale motivo, conclude, per i test sono stati simulati gli scenari peggiori”.
Il Mercury Planetary Orbiter e uno dei due orbiter – quello realizzato dall’ESA, l’altro, il Mercury Magnetospheric Orbiter è realizzato dalla giapponese JAXA – che compongono la missione Bepi Colombo. Tutti e due partiranno ‘inscatolati’ nel Mercury Transfer Module dell’Agenzia Spaziale Europea per un viaggio di 7 anni alla volta di Mercurio: il lift off resta schedulato tra 12 mesi esatti, il 27 gennaio 2017, con un Ariane V, da Kourou. Bepi Colombo è un progetto frutto di una collaborazione tra Europa (Agenzia Spaziale Europea ESA) e Giappone (Agenzia Spaziale Giapponese JAXA). Si tratta della quinta missione cornerstone selezionata nel 2000 dall’ESA all’interno del programma del Direttorato Scientifico e si pone come obiettivo lo studio dettagliato di Mercurio e dell’ambiente che lo circonda.
L’Agenzia Spaziale Italiana, insieme alla comunità scientifica, contribuisce in maniera rilevante alla missione con la realizzazione di ben 4 esperimenti su 11 che vedono anche il coinvolgimento scientifico dell’INAF.