Dopo la recente valanga sulle Alpi Francesi, che ha travolto alcuni liceali; un team di ricercatori italiani testerà un dispositivo che permette di respirare più a lungo sotto la neve. Lo studio è condotto da Eurac Bolzano, dal Centro di Medicina di Montagna dell’Ausl Valle d’Aosta, dal Cnr e dall‘Università di Padova. La mascherina testata a Cervinia è un sistema di tubi con boccaglio, che separa l’aria inspirata da quella espirata: scopo raccogliere dati sulla fisiopatologia della ventilazione durante il seppellimento. Una volta seppelliti da una valanga, la probabilità di sopravvivere si abbassa al 30% entro i 35 minuti e non sempre i soccorsi arrivano in tempo. “Le vie aeree possono venire ostruite da neve e ghiaccio, il peso della neve sul torace rende difficile la respirazione. Anche se il soggetto riesce a respirare, l’accumulo di anidride carbonica (CO2) emessa ad ogni respiro rende la già ridotta quantità di aria presente nella neve tossica“, spiega Giacomo Strapazzon, ricercatore dell’Eurac e uno dei coordinatori scientifici dello studio. Grazie al contributo di 12 volontari adulti è possibile simulare il seppellimento durante la valanga. I volontari respireranno all’interno di una sacca d’aria e successivamente nel dispositivo chiamato Airsafe. Il dispositivo sfrutta l’aria presenza nella valanga prelevandola dalla parte anteriore del corpo, mentre l’aria espirata viene espulsa alle spalle così da evitare il soffocamento dovuto alla respirazione di anidride carbonica tossica.
Valanghe: al via i test della maschera che permette di respirare sotto la neve
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