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Il 20 Febbraio 1743, ben 273 anni or sono, si verificò un fortissimo terremoto che investì tutto il Salento e in particolare Nardò, in provincia di Lecce, Puglia. La scossa, con una magnitudo stimata di 6.9 della scala Richter, secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, si produsse nel Basso Ionio, a metà strada fra la Penisola Salentina e l’Isola di Corfù. Le isole Ionie, fortunatamente scarsamente popolate, non poterono subire gravi perdite umane, tuttavia il terremoto andò ad aggravare una situazione già molto pesante per l’Italia Meridionale. Infatti, nello stesso anno, vi fu l’ultima grave epidemia di peste nel mondo occidentale, la quale riuscì a dimezzare la popolazione di ogni grande centro abitato. Per esempio a Messina rimasero circa 10.000 persone su una popolazione che prima contava più di 40.000 unità.
I danni riportati da diverse testimonianze storiche riguardano soprattutto lo stato di fortezze sparse per le Isole Ionie ed edifici pubblici riservati a ruoli amministrativi, oppure luoghi di culto. Sicuramente, i villaggi più colpiti risultarono essere quelli del Salento, soprattutto nell’attuale provincia di Lecce. A Nardò il terremoto raggiunse un’intensità del IX grado della scala Mercalli. 180 le vittime totali causate dall’evento sismico, che se si fosse verificato pochi chilometri più a nordovest avrebbe provocato un bilancio molto più grave. Almeno 150 delle vittime complessive furono registrate proprio a Nardò, un’altra ventina sparsi per diversi villaggi salentini, altre 10 nelle Isole Ionie. La scossa che il 20 Febbraio 1743 colpì la Puglia Meridionale è considerata la decima più forte in suolo italiano e in epoca storica.