Il 23 Febbraio 1887, precisamente 129 anni fa, un violentissimo terremoto colpì Diano Marina, devastando principalmente molti comuni dell’imperiese, in Liguria. In realtà, gli effetti della potente scossa, che ebbe una magnitudo stimata intorno a 6.5 della scala Richter, si ripercossero non solo nell’attuale provincia d’Imperia, ma anche in alcuni comuni del savonese ad est, fino alla regione sudorientale della Provenza Francese e il piccolo Stato di Monaco ad ovest. Il sisma fu preceduto in mattinata da diverse scosse, la prima alle 6,21, che mise in allerta i cittadini delle località più vicine all’epicentro, i quali si riversarono per le strade. Alcuni altri, invece, si riunirono in luoghi pubblici di culto per scongiurare eventi più violenti, come a Bajardo, dove almeno 300 persone s’incontrarono in chiesa per pregare.
Fu proprio allora che la scossa principale si abbatté con violenza su Diano Marina, dove, secondo cronache e testimonianze locali del tempo, non rimase in piedi nemmeno una casa. Tutto il ponente ligure e il sudest della Francia furono gravemente danneggiati dal terremoto, che raggiunse un’intensità pari al IX-X grado della scala Mercalli. Dopo un ritiro delle acque di almeno 30 metri in un tratto di costa molto vasto, compreso fra Mentone e Albissola Marina, uno tsunami con punte massime di 4 metri si abbatté sulle coste, provocando altri danni e ulteriori vittime, soprattutto ad Alassio. A Bajardo 224 su 226 morti perirono proprio nel crollo della chiesa principale. Tanti morti e danni in altri comuni. Ventimiglia, oggi la città di frontiera, subì innumerevoli crolli, ma nessuna perdita in termini di vite umane. A Nizza, invece, si registrarono 2 vittime, pur essendo distante centinaia di chilometri. Questo è ricordato in assoluto come l’evento più disastroso che abbia colpito la Liguria in epoca storica. 644 le vittime totali del disastro, non meno di 2.000, invece, secondo altre fonti. Le scosse perdurarono per circa un anno e gli abitanti si trasferirono in baracche provvisorie, fino a quando i comuni non vennero ricostruiti in siti considerati più sicuri, come accadde nel caso di Bussana, dove il centro storico vecchio fu completamente abbandonato fino agli anni 70 del Novecento.