Il 7 Febbraio 1783, ben 233 anni fa, avvenne il terzo violentissimo terremoto della devastante crisi sismica che funestò la Calabria Centromeridionale e la Sicilia Nordorientale. Nei due giorni precedenti già due violentissime scosse avevano provocato danni e vittime in gran parte della provincia di Reggio Calabria e Messina. Il terzo giorno, invece, l’epicentro si spostò a nord, in provincia di Vibo Valentia. Il sisma di magnitudo 6.5 colpì alle 13,10 (ora italiana) con epicentro a Soriano, generando altre immense devastazioni in un territorio che già aveva subito gravi danneggiamenti. Acquaro viene completamente raso al suolo e muoiono altre migliaia di persone.
Ormai non si contano più i morti, i cadaveri vengono bruciati immediatamente per il terrore di una diffusione in massa di malattie epidemiche.
Dopo quest’evento si cercherà di tornare alla normalità, per quanto possibile, ma la popolazione è ignara del fatto che la sequenza non ha ancora esaurito tutta l’energia accumulata al di sotto del territorio calabrese, ancora una volta flagellato e piegato dalla natura incontrollabile.