E’ un dato di fatto: gli automobilisti italiani pagano tasse su prodotti di primo consumo, necessari per la vita quotidiana di ciascuno, ormai anacronistiche. Ma cos’è l’accisa? E’ un’imposta indiretta applicata sulla quantità (non sul prezzo, come l’IVA) di specifiche categorie di prodotti e rappresenta una percentuale piuttosto elevata del prezzo finale rispetto al costo di produzione, che invariabilmente va a pesare sul budget dei consumatori finali, cioè noi, la popolazione. In Europa non c’è una direttiva comune, infatti le norme sulle accise variano da Paese a Paese. Ci sono Stati, soprattutto quelli del Nord Europa, ad esempio, che applicano le accise su prodotti e consumi che possono risultare dannosi per l’ambiente o per la salute, come ad esempio le sigarette o le produzioni di alcolici, o combustibili inquinanti.
Le accise in Italia. Nel nostro Paese, invece, le accise hanno assunto un valore molto diverso, infatti sono state introdotte più di Settant’anni fa per affrontare emergenze di grande rilevanza sia provocate da disastri naturali, da crisi umanitarie o addirittura da imprese di guerra. La prima accisa, infatti, viene applicata proprio da Mussolini, nel lontano 1935, per finanziare la guerra d’Etiopia. Non stupisce questo fatto, visti i regimi dittatoriali dell’epoca e la forte propaganda in Europa sulla grandezza e la magnificenza di Stati come Italia e Germania. Quello che colpisce è che questa tassa, ancora oggi, viene pagata dai consumatori italiani di benzina, cioè tutte le persone munite di patente e automobile che abbiano bisogno di spostarsi quotidianamente per motivi di lavoro o altre esigenze personali.
Successivamente sono state applicate accise sul carburante in seguito a tutti i più grandi disastri naturali del passato, dalla ricostruzione dopo il Disastro del Vajont nel 1963 alla ricostruzione post-terremoto del 2012 in Emilia.
Il Governo Italiano in merito alle accise. Il 27 Gennaio 2016, in un’assemblea della Camera dei Deputati, il Ministro dell’economia e finanze Pier Carlo Padoan risponde al deputato Pisicchio, il quale chiedeva una riduzione delle accise, almeno quelle più anacronistiche come quelle che riguardano la guerra d’Etiopia (1935-36), affermando che l’accisa è armonizzata dalle direttive europee e che per il momento non c’è bisogno di tagliare o riordinare le accise.
Intanto noi continuiamo a pagare per cose di cui non abbiamo colpa o che non abbiamo contribuito a creare e che nemmeno hanno più una vera utilità.