Astronomia: misurata la velocità di rotazione di un esopianeta gigante

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Anche questa importantissima scoperta è stata possibile grazie al Telescopio Spaziale Hubble, che giorno dopo giorno sta rivoluzionando la nostra conoscenza dell’universo.
Questa volta i suoi sensori hanno puntato un pianeta gigante gassoso già noto da anni agli astronomi, 2M1207b, ma quello che è stato in grado di fare non ha precedenti.

Tramite il metodo del direct imaging, ovvero utilizzando una serie di foto reali dell’esopianeta (e non utilizzando metodi indiretti, da cui si deduce la presenza di un pianeta inosservabile direttamente), gli astronomi hanno calcolato la velocità di rotazione delle nubi dell’esopianeta e non solo.

exoplaneteIl pianeta ha 4 volte la massa di Giove ed orbita a 5 miliardi di km dal suo sole, una nana bruna. Il tutto a 170 anni luce dalla Terra.
L’incredibile stabilità, precisione e contrasto di Hubble hanno permesso non solo di evidenziare le variazioni di luminosità della copertura nuvolosa del pianeta, ma anche di stabilire che le nuvole sono distribuite disomogeneamente e di colori differenti.
Dai dati rilevati, il giovane pianeta gigante ha un periodo di rotazione di 10 ore, analogo a quello di Giove.

hubblePrecedenti osservazioni avevano mostrato che la temperatura atmosferica di 2M1207b è abbastanza elevata  (2200-2500°C) da far piovere silicati nella parte superiore, che precipiterebbero in particelle fini come quelle del fumo di una sigaretta. Più in profondità pioverebbe addirittura ferro liquido. In alte parole, nell’alta atmosfera pioverebbe vetro mentre in quella bassa ci sarebbero precipitazioni sparse di ferro liquido.
E’ proprio questa condizione di pianeta gigante e rovente ad aver permesso la scoperta: infatti questo mondo infernale risulta particolarmente luminoso nell’infrarosso, permettendo un’indagine approfondita dell’atmosfera da parte della Wide Field Camera 3 di Hubble.

2M1207bIl pianeta conserva tutto questo calore dalla sua formazione, avvenuta appena 10 milioni di anni fa, ma non sarà per sempre così: nei prossimi milioni di anni le contrazioni ed il raffreddamento faranno precipitare verso il centro gli elementi più pesanti liberando nello spazio parte degli elementi leggeri dell’atmosfera.

Osservando il cielo da una sua ipotetica luna rocciosa, il nostro Sole apparirebbe una stellina debole posta a metà strada tra Altair e Procione.

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