Bimbo di 20 mesi muore di leucemia dopo 35 diagnosi sbagliate: bufera sulla sanità del Regno Unito

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E’ morto di leucemia due giorni dopo essere stato finalmente ricoverato in un ospedale pediatrico della Gran Bretagna, al termine di un lungo pellegrinaggio e di ripetute diagnosi fallite collezionate dai genitori in 35 diverse visite mediche. Si è conclusa così la breve vita di un bimbo di 20 mesi, Ryan Bhogal (nella foto). La morte del piccolo, che scuote la sanità del Regno Unito, risale al settembre 2015. Per fare luce sul caso, un medico legale ha deciso di prendere carta e penna e scrivere, per cominciare, a uno studio di medicina generale che ha visto più volte il bambino. Nel documento l’esperto esprime particolare preoccupazione per le carenze riscontrate sia nella continuità delle cure sia nell’accesso dell’ospedale ai dati dei medici di base sulla situazione clinica di Ryan.

I camici bianchi, secondo le ricostruzioni sulla stampa britannica, non sarebbero riusciti più volte a diagnosticare la sua condizione, nonostante numerosi campanelli d’allarme e un’odissea della famiglia in 35 tappe fra medici e ospedali. Alla luce di quanto accaduto, il coroner Zafar Siddique invoca ora miglioramenti da apportare al percorso di presa in carico dei pazienti. Uno dei camici bianchi che ha visto il piccolo Ryan 4 volte, Indira Wariyar, ha effettivamente ammesso che ci sono state “occasioni mancate” per aiutare il piccolo, riporta il ‘Telegraph’. La famiglia del bambino, secondo quanto emerso, ha tentato disperatamente di ottenere assistenza medica tra il dicembre 2014 e lo scorso settembre: 12 le visite nel locale studio di medicina generale a Wolverhampton, 6 i viaggi all’ospedale di New Cross, 17 i tentativi collezionati con i ‘walk-in centres’ (ambulatori per cure urgenti). Secondo un esperto, Prashant Hiwarkar dell’ospedale pediatrico di Birmingham, i camici bianchi avrebbero potuto scoprire la leucemia se avessero fatto fare gli esami del sangue al bimbo ad agosto 2015, in occasione di una visita nell’ospedale di New Cross. “Se le gengive di Ryan sanguinavano il 9 agosto ed erano ancora rosse e sanguinanti il 18 dello stesso mese, questo sarebbe stato un ‘allarme rosso’ per me”, ha spiegato lo specialista nell’ambito dell’inchiesta aperta sul caso. “Avrei chiesto un esame del sangue e ritengo che si sarebbero dovuti vedere i segni di una conta ematica anormale”, spia della malattia. Ryan era affetto da una forma di leucemia aggressiva. A detta di Hiwarkar, in generale “con una diagnosi in fase precoce i bimbi hanno un 40-60% di possibilità di sopravvivere”. Il coroner Siddique, archiviando la morte come decesso per cause naturali, ha però voluto approfondire le cure prestate al bambino nel via vai fra medici di famiglia e ospedali. “Sono preoccupato per le difficoltà di accesso ai dati clinici raccolti dai medici di base, come è sicuramente successo nel caso di Ryan”, ha affermato l’esperto. Nella testimonianza resa durante l’inchiesta, il padre del bimbo, Kulwinder Bhogal, 42 anni, non è riuscito a trattenere il dolore ripensando al modo in cui ha visto il figlio morire. “Era disteso, collegato a una macchina. E’ stato straziante. Sono scappato dal reparto con le lacrime agli occhi. Lui era il mio mondo”. La zia del piccolo, Gurpal Bhogal, invece non risparmia parole dure e dichiara che Ryan è stato “danneggiato” più volte da chi lo avrebbe dovuto aiutare. “Bastava un semplice esame del sangue. Ci sono state molte occasioni, ma non è mai stato fatto”.

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