La Corea del Nord ha dichiarato di aver portato a termine con successo la missione di lancio del razzo e che il satellite per le osservazioni terresti è stato messo in orbita, come previsto. A riferirlo sono stati i media di regime nell’annuncio “importante e speciale” anticipato via radio e tv. Il governo di Seul, invece, ha dichiarato fallita la missione, e ha parlato di un’esplosione del razzo avvenuta a sudovest dell’isola di Jeju. Ma i nordcoreani esultano per la buona riuscita della missione e continuano a sostenere che il satellite “Kwangmyongsong-4” è attualmente in orbita, come annunciato dalla tv di Stato Kctv, circa 10 minuti dopo il lancio avvenuto alle 9:01 locali, su ordine del “comandante supremo Kim Jong-Un“. E quest’ultimo ha fatto sapere che “continuerà il suo programma di lanci satellitari”, rivendicando il diritto allo sviluppo dello spazio per scopi pacifici. Il razzo, lanciato dalla base di nordovest di Dongchang-ri, ha sfruttato le condizioni meteo favorevoli nel primo giorno della finestra anticipata e ridotta ieri al 7-14 febbraio dalla precedente 8-25 febbraio.
E intanto arrivano le condanne dal resto del mondo: la comunità internazionale considera questo un test missilistico. Dopo il nuovo lancio Corea del Sud, Usa e Giappone hanno condannato il governo di Pyongyang, invitando il Consiglio di sicurezza delle ONU a convocare una riunione di emergenza per verificare se si tratti di un test missilistico, che violerebbe diverse risoluzioni imposte alla Corea del Nord. Intanto le autorità diplomatiche e militari di Seul e Washington si sono riunite d’urgenza al ministero della Difesa sudcoreano per fare il punto della situazione. Secondo gli esperti sudcoreani il razzo potrebbe avere una gittata di oltre 10mila km, una distanza superiore a quella che separa la penisola di Corea dal territorio continentale degli Stati Uniti. L’Amministrazione per lo sviluppo aerospaziale nazionale della Corea del Nord, in un comunicato divulgato dall’emittente, ha rivendicato il “legittimo diritto” di Pyongyang di “utilizzare lo Spazio a fini pacifici e indipendenti” e ha promesso di “lanciare altri satelliti in futuro” in linea con la politica di Kim Jong-un di “dare priorità alla scienza e alla tecnologia“.
Il regime ha poi dichiarato che il lancio del razzo con il quale ha sfidato il mondo, è stato dedicato all’ex dirigente nordcoreano Kim Jong-il, padre dell’attuale dittatore, di cui si celebra l’anniversario della nascita il prossimo 16 febbraio, e anche il nome del razzo lo rivela, dato che significa ‘Stella brillante‘. Se venisse confermato il successo dell’operazione sarebbe la seconda volta che la Corea del Nord mette in orbita un satellite speciale, dopo che a dicembre 2012 lanciò con successo il Kwangmyongsong-3 a seguito di diversi tentativi falliti.
I dubbi che il lancio sia effettivamente andato a buon restano, dato che, a poche ore dal lancio, non vi è prova che il modulo del razzo con satellite abbia compiuto la missione. Ma un alto funzionario della Difesa Usa ha dichiarato che un “veicolo di lancio sembra aver raggiunto lo spazio“. Per Washington si tratta di un’azione “destabilizzante e provocatoria” e il segretario di Stato Usa l’ha definita una “flagrante violazione” delle risoluzioni Onu, mentre per il premier giapponese Shinzo Abe si tratta di un atto “assolutamente intollerabile“. Anche Mosca, che in genere sostiene la Corea del Nord, ha condannato l’azione: “il corso scelto da Pyongyang non può non essere oggetto di una netta critica“, ha dichiarato il ministero russo degli Esteri, invitando i nordcoreani a riflettere sul fatto che la “contrapposizione all’intera Comunità internazionale non risponde agli interessi stessi del Paese e sottolineando un grande danno alla sicurezza regionale”.
Intanto, per tutta risposta, responsabili sudcoreani e statunitensi della Difesa hanno annunciato la decisione di avviare colloqui ufficiali per il dispiegamento nella penisola coreana di un sistema di difesa antimissile statunitense, con l’obiettivo di fronteggiare la minaccia nordcoreana. A questo progetto si oppone fermamente la Cina. “E’ stato deciso di avviare ufficialmente colloqui sulla possibilità di dispiegare in Corea del Sud il sistema THAAD (Terminal High Altitude Area Defense) nel quadro degli sforzi per rafforzare la difesa antimissile dell’alleanza Corea del Sud/Statu Uniti“, ha dichiarato Ryu Je-Seung, alto funzionario del ministero sud-coreano della Difesa.