Il 13 febbraio 2013 un boato scosse la regione di Chelyabinsk, in Russia, producendo uno spettacolo nel cielo ed un disastro in terra. Una meteora di 15 metri di diametro e 10.000 tonnellate squarciò l’atmosfera prima di esplodere a pochi chilometri di quota sopra la sfortunata cittadina. I 500 kilotoni liberati dall’esplosione (circa 30 volte l’energia rilasciata dalla bomba di Hiroshima) generarono un’onda d’urto tale da provocare ingenti danni alle strutture della città, con il conseguente ferimento di 1500 persone.
Fin da subito si cercò di capire da dove arrivasse la il meteorite, soprattutto per accertarsi che non ve ne fossero altri in traiettoria. Nei mesi successivi vennero raccolti e visionati centinaia di video, ascoltate migliaia di testimonianze e ricostruite migliaia di traiettorie dei singoli frammenti che dopo l’esplosione si erano sparsi per 200.000 kmq.
I fratelli spagnoli Carlos e Raúl de la Fuente Marcos, entrambi astronomi, come Sverre J. Aarseth dell’Università di Cambridge, decisero di riesaminare le prove.
Per poter ricondurre con il maggior grado di affidabilità possibile il meteorite all’asteroide che lo ha generato, i tre scienziati hanno optato per un approccio computazionale. Significava dunque considerare la traiettoria di ingresso in atmosfera del meteorite, l’orbita di tutti gli asteroidi noti ed una serie incredibile di variabili che tengono conto della posizione della Terra, della possibilità che un asteroide modifichi la sua orbita, ecc.
Non è ancora possibile considerarlo colpevole, ma i sospetti si concentrano su di lui. Affinando ulteriormente la tecnica dei tre scienziati sarà possibile giungere ad un verdetto certo.