Viaggiare verso la Luna ed esplorarla è un sogno antico come la sua prima osservazione al telescopio, effettuata da Galileo quattro secoli fa. Pensare di viverci più o meno stabilmente è invece una teoria concepita da poco più di un secolo e che si cerca di mettere in pratica solamente da qualche decennio, a seguito dello sbarco robotico ed umano sul nostro satellite.
Per conoscere chi furono i primi visionari che immaginarono di raggiungere il nostro satellite e stabilirvisi, sorprendentemente non bisogna andare troppo indietro nel tempo: già a partire dalla metà dell’Ottocento, sull’onda della nascente industrializzazione e del rapido progresso tecnologico, cominciarono ad essere pubblicati racconti che ipotizzavano tale impresa. Prima di allora tale concezione era viziata, soprattutto in occidente, dalla visione religiosa medioevale, che riteneva la Luna un corpo celeste perfetto, ovvero sferico, dal moto circolare e composto da sostanza divina al pari di tutto ciò che si trovava in cielo.
Grazie alle prime osservazioni della Luna da parte di Galileo, attraverso il suo “cannocchiale” (considerato il primo telescopio della storia), si poté mettere in discussione la visione religiosa del cosmo. Tali osservazioni mostrarono un mondo per nulla omogeneo e perfetto, bensì ricco di crateri, montagne e vallate, inaugurando 400 anni di studi sulla Luna che hanno portato l’umanità a calpestare quel suolo lontano e addirittura a concepire basi lunari stabili ed una futura di colonizzazione.
Chissà cosa avrà provato Galileo mentre osservava per la prima volta nella storia quei crateri e quelle montagne: di sicuro lo stupore per la scoperta rivoluzionaria, per la meraviglia della complessità della Natura e il desiderio di poterli raggiungere per studiarli da vicino.
Due secoli e mezzo dopo, sull’onda della grande emozione suscitata nella gente dal librarsi nell’aria del primo pallone aerostatico (1863), Jules Verne cominciò a scrivere di voli atmosferici e viaggi tra la Terra e la Luna. Questa non era certo più vicina, ma per la prima volta l’umanità si era sollevata dal suolo, e questo permise alle menti creative di autori come Verne di ipotizzare viaggi spaziali e navicelle con equipaggio alla conquista della Luna.
Ciò nonostante, fino ai primi del Novecento, era diffusa l’idea che la Luna possedesse un’atmosfera respirabile, ignorando totalmente l’effetto della gravità lunare (ovvero 1/6 di quella terrestre). Analogamente era ancora presente l’ipotesi che sulla Luna potessero essere presenti distese oceaniche (ecco perchè oggi si utilizza ancora il termine “mare” per definire le distese apparentemente pianeggianti della Luna).
Ne è la conferma il celeberrimo film di Mèliès del 1902 “Le voyage dans la Lune” (Viaggio nella Luna), ispirato da autori visionari come Verne e H.G. Wells e considerato il primo film fantascientifico della storia. Al di là della trama, questo film mostra uno spaccato perfetto di come mediamente gli uomini vissuti 110 anni fa immaginavano un viaggio ed una permanenza lunare.
Partendo dai sogni ed unendo le osservazioni astronomiche, le conoscenze di fisica e di ingegneria, siamo passati in un secolo dai prototipi dei primi aeroplani dei fratelli Wright alla progettazione di basi sulla Luna. E questa volta non si tratta solo di un sogno: dal primo sbarco sulla Luna, nel luglio 1969, prima la Nasa, ed oggi consorzi di agenzie spaziali di tutto il mondo, investono miliardi di dollari ogni anno in progetti che mirano alla colonizzazione umana dello spazio e della Luna.
Grazie al programma Apollo e alle centinaia di missioni orbitali susseguitesi per 40 anni, oggi si conoscono i rischi del viaggio spaziale per raggiungere la Luna e quelli connessi alla permanenza su di essa. Si tratta principalmente dell’esposizione degli astronauti alla radiazione cosmica, presente nello spazio aperto, e dell’affidabilità della strumentazione di bordo. Questi problemi stanno trovando soluzione grazie all’utilizzo di nuovi materiali dall’incredibile contenuto tecnologico e alla miniaturizzazione dei circuiti, capaci di unire soluzioni avanzatissime alla necessità di un maggiore spazio vitale per gli astronauti.
Vivere sulla superficie lunare (priva di atmosfera e di un importante campo magnetico) per periodi prolungati espone le strutture, il loro contenuto e gli astronauti, al bombardamento della radiazione proveniente dal Sole e dallo spazio: per questo motivo è di prioritaria importanza capire quali siano i possibili risvolti biologici di questa esposizione e trovare metodi per ridurli al minimo. Alcuni progetti ipotizzano le prime città lunari come piccoli agglomerati di edifici intercomunicanti e schermati posti in aree naturalmente riparate (sul fondo dei crateri e nelle valli), altri addirittura vedrebbero questi agglomerati posizionati nel sottosuolo ed alloggiati in grotte ed antiche cavità vulcaniche.
Le città che sorgeranno sul lato nascosto della Luna comunicheranno con la Terra per mezzo di satelliti in orbita lunare in quanto, a differenza delle città poste sull’emisfero visibile, non ci potrà essere una comunicazione diretta con il nostro pianeta.
Le prime città lunari dovranno essere in grado di sopravvivere strutturalmente sfruttando gli elementi presenti sulla Luna da cui è possibile ottenere materie prime fondamentali come idrogeno, ossigeno e metalli. I rifornimenti dalla Terra dovranno ridursi progressivamente nel tempo in favore di soluzioni che permettano la produzione di cibo sul posto e puntando piuttosto sulla movimentazione di merci e persone.
Nessun secolo nella storia dell’umanità ha conosciuto un progresso scientifico e tecnologico come il Novecento e pensare di trascorrere qualche giorno sulla Luna in vacanza o per studio nel prossimo futuro è molto più realistico di quanto si pensi.