Si sta per concludere il “Super Niño” da record che negli ultimi mesi ha determinato impressionanti anomalie climatiche in tutto il pianeta, coinvolgendo anche l’Italia e l’Europa in una lunga fase di caldo e siccità che ha caratterizzato tutto l’autunno e l’inverno e continua ancora oggi con il caldo record di queste ore.
In fondo è stato un bene che sia capitato tra autunno e inverno: fosse accaduto d’estate, con simili anomalie l’Europa avrebbe vissuto un periodo peggiore persino a quello del 2003 con mesi di clima soffocante.
Ma El Niño non è “solo”: si alterna alla Niña come il giorno e la notte. Sono due fenomeni climatici periodici, con il primo che riscalda le acque del Pacifico tropicale e la seconda che le raffredda. Dove l’uno porta siccità, l’altro porta piogge, e viceversa. Del Niño si è parlato molto nell’ultimo anno, perché il fenomeno è stato particolarmente intenso così come le sue conseguenze: alluvioni in Cile, Perù, Bolivia; siccità in Indonesia, Australia e Africa meridionale, dove ha messo in ginocchio l’agricoltura minacciando la sussistenza di milioni di persone. Per loro adesso è forse in arrivo una buona notizia.
La Noaa, l’agenzia federale Usa per la meteorologia, prevede la fine del Nino e il probabile arrivo della Niña. L’attuale ElNiño, fra i tre più intensi degli ultimi 50 anni, dovrebbe smorzarsi in primavera, insieme al suo portato di caldo che impatta su un Pianeta già alle prese con il riscaldamento globale. Per i modelli climatici della Noaa c’è un 50% di probabilità che subentri la sua nemesi, la Nina, già entro l’estate, e l’80% che arrivi entro la fine dell’anno.
“Gli effetti del Nino e della Niña sono opposti. Nelle regioni in cui l’uno porta siccità, l’altro porta piogge, e viceversa“, spiega all’ANSA Gianmaria Sannino, responsabile del laboratorio Modellistica climatica e impatti dell’Enea. La Niña porta un rinfrescamento dell’aria, “e sarà interessante vedere se basterà a invertire la rotta delle temperature globali, in continuo aumento“, dice Sannino. Se nel 2015 El Niño ha dato il suo piccolo contributo all’aumento delle temperature, “il 2011 e 2012, nonostante la Nina, sono stati anni record per il caldo“, a dimostrazione che il riscaldamento globale causato dall’uomo procede spedito e che non si fermerà se non ridurremo drasticamente le emissioni di gas serra. Dopotutto la prossima stagione invernale in Europa potrebbe vedere il ritorno del freddo più intenso.
Se l’arrivo della Niña, e la sua intensità, sono difficili da prevedere, e gli effetti non sono istantanei, si spera comunque che già l’affievolirsi del Nino possa attenuare gli impatti negativi, soprattutto in Paesi africani come lo Zimbabwe, dove la siccità ha spazzato via buona parte dei raccolti. Ma l’agricoltura, dopo un autunno e un inverno molto caldi, non se la passa bene nemmeno alle nostre latitudini. Come spiega all’ANSA il meteorologo Giampiero Maracchi, presidente dell’Accademia dei Georgofili, in Italia i mandorli sono già in fiore, i peschi e gli albicocchi stanno fiorendo, e una gelata da qui ad aprile “brucerebbe tutto“.
Almeno fino alla fine del mese l’Italia sarà risparmiata da un flusso di aria fredda che invece interesserà la Francia e la Svizzera, lambendo le Alpi. Nella Penisola le temperature saranno sopra la media, con qualche perturbazione che tuttavia non allontanerà lo spettro siccità. “Negli ultimi 20-30 giorni è piovuto – rileva Maracchi – ma poco rispetto a quello che servirebbe per alimentare le nostre riserve idriche“. Ma nei prossimi giorni pioverà ancora in modo abbondante soprattutto nelle Regioni del Centro/Nord.