Se ne parla da molti anni, ma un articolo apparso su Nature mette quasi un punto esclamativo sulla vicenda: la legge di Moore è al capolinea. Sin dal 1965, questa, ‘regolava’ l’evoluzione dei chip e microprocessori, dicendo che: “Le prestazioni dei processori, e il numero di transistor ad esso relativo, raddoppiano ogni 18 mesi”. Negli ultimi anni però, la spinta verso ‘l’estremamente piccolo’ ha portato a un rallentamento nella capacità di crescita esponenziale della potenza dei chip che era stata prevista, e di conseguenza la modifica del numero di transistor al suo interno.
La nuova roadmap delle aziende ha introdotto lo slogan “More than Moore” che include una teoria: anziché rendere i chip migliori e far sì che nascano in seguito soluzioni capaci di sfruttarli, l’idea è quella di invertire il processo, concentrandosi sul software, per poi, solo successivamente, lavorare a ritroso al fine di capire le caratteristiche che un chip deve avere per soddisfare le richieste di quest’ultimo.