Perù, il pipistrello vampiro che attacca di notte: morti nel sonno 12 bambini

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A confronto il virus Zika sembra un pericolo irrisorio per il Perù. Il Paese latinoamericano si è ritrovato ad affrontare un’emergenza senza precedenti: il virus della rabbia ha colpito di nuovo le popolazioni indigene della foresta amazzonica nella regione di Loreto, veicolato dal morso di un pipistrello vampiro. Pare che siano almeno 12 i bambini morti dopo essere stati morsi dal desmodus rotundus, una specie che vive proprio nella regione delle popolazioni indigene di etnia Achuar. Fino a poco tempo fa i pipistrelli non erano un pericolo perché restavano nel loro habitat naturale, ma a causa della deforestazione e dell’estrazione di greggio, si sono spostati nelle zone abitate dall’uomo. Il governo, per dare protezione agli indigeni, ha garantito loro delle riserve. I pipistrelli attaccano gli uomini, succhiando loro il sangue, quando non trovano abbastanza cibo tra gli animali selvatici o il bestiame. Era già accaduto a giugno dell’anno scorso, quando tre bambini di una comunità che vive alla frontiera con l’Ecuador, sulle sponde del rio Curaray, sono morti durante il sonno: si trattava di tre bimbi di etnia Kichwa che avevano 9, 7 e 3 anni. Già in precedenza era accaduto nel 2013 e nel 2011, quando morirono in tutto 19 persone, sempre nel nord del paese. Questa volta le vittime sono state per lo più bambini tra gli 8 e i 15 anni, colpiti da settembre ad ora.

Per far fronte all’emergenza il ministero della salute ha avviato una campagna di vaccinazione preventiva a favore di tutta la popolazione a rischio. Il ministro Anibal Velasquez ha annunciato la costituzione di «un ponte aereo per trasportare personale medico e medicinali». Personale sanitario è inoltre arrivato sul posto per cercare di arginare l’emergenza. Il pipistrello vampiro colpisce di notte, entrando nelle capanne e pungendo le estremità del corpo come dita, orecchie, naso. Si tratta di un morso talmente piccolo che le vittime non si svegliano e ci si accorge dell’accaduto solo dalle punture lasciate e dai sintomi successivi. Quando si contrae la rabbia, nel giro di una settimana, al massimo quindici giorni, si hanno perdita delle forze, dolori articolari, idrofobia e paralisi per l’infiammazione virale che ha colpito il cervello e il sistema nervoso. L’unica cura possibile è il vaccino, che deve però essere somministrato per tempo. E anche in Europa negli ultimi cinquant’anni sono stati registrati casi isolati di rabbia trasmessa agli umani da pipistrelli: in Russia, in Finlandia e in Scozia nel 2002. La Farnesina non ha fornito particolari raccomandazioni sanitarie per coloro che si accingono a partire il Perù, le vaccinazioni consigliate per le zone amazzoniche sono come sempre quella per la febbre gialla e per l’epatite di tipo A e B .

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