Esattamente 4 anni fa, il 4 febbraio 2012, Roma viveva l’ultima grande nevicata della sua storia. Un evento eccezionale che ancora oggi ricordiamo con particolare suggestione. Iniziò a nevicare la sera del 3 febbraio, e il 4 mattina Roma si risvegliò completamente imbiancata con picchi di oltre 30cm nella zona nord, la più colpita. La neve a Roma è infatti sempre un qualcosa di affascinante che fa suscitare grandi emozione a grandi e piccini. Del resto la città eterna incappucciata di bianco è una cartolina irripetibile che fa il giro del mondo. Non è un caso se i grandi network internazionali, come la CNN, la BBC, le grandi televisioni cinesi e nipponiche, quel giorno di 4 anni fa abbiano pubblicato le immagini del Colosseo e di Piazza S.Pietro imbiancata tra le notizie principali nell’ambito internazionale, con frequenti collegamenti in diretta con gli inviati in Italia. Il rapporto di Roma con la “dama bianca” è molto particolare e per certi versi anche piuttosto complesso. A differenza di molte altre città del centro Italia (non osiamo fare il paragone con le città delle coste adriatiche, vedi Ancona o la stessa Pescara, perché quello è un altro pianeta in termini di nevosità), Roma non è una città particolarmente avvezza alle visite della “dama”.
Ma bisogna anche sfatare il tabù che vede la capitale d’Italia come una località scarsamente nevosa, in termini di accumuli ed eventi precipitativi. A differenza di quanto si possa pensare Roma quasi ogni inverno può vedere quelle giuste configurazioni capaci di sfornare importanti eventi nevosi o semplici fioccate “coreografiche” (queste si vedono quasi ogni anno) che investono i vari quartieri dell’area metropolitana, con accumuli disomogenei di zona in zona. Tutto ovviamente dipende dall’entità delle precipitazioni che si concentrano su una fascia di territorio davvero molto vasta se si tiene conto del suo immenso hinterland. Alle volte i fenomeni si concentrano solo in determinati quartieri, lasciando a secco altri. Altre volte può capitare di vedere i fiocchi in pieno centro, mentre il resto della periferia resta all’asciutto o sotto una debole pioggia gelata.
Il vero “difetto” di Roma sono le nevicate con accumuli importanti, tipo 15-20 cm, che hanno dei tempi di ritorno piuttosto lunghi, anche di ben oltre 10-15 anni (dal punto di vista statistico anche oltre). Le nevicate romane sono ben documentate già dal 1700. Difatti l’elenco ufficiale di tutte le nevicate che hanno imbiancato la capitale parte dal Febbraio del 1788. Durante quel periodo la città eterna venne sferzata, per vari giorni, da vere e proprie tormente che lasciarono grandi accumuli, dal litorale di Ostia fino all’area dei Castelli. Le bufere di neve più forti si concentrarono tra il 27 e il 29 Dicembre 1788, per ben 3 giorni di fila Roma fu investita da continue nevicate con temperature inchiodate costantemente sotto gli 0°.
Ma andando avanti con i tempi bisogna aspettare parecchi anni per rivedere le grandi nevicate, come quelle del 30 Dicembre 1936, quando la capitale d’Italia fu sepolta da oltre 30 cm di neve fresca in pieno centro. Scenari d’altri tempi. Notevoli pure le nevicate del Febbraio del 1956 e la forte nevicata del 9 Febbraio 1965, quando caddero oltre 25 cm, localmente 30 cm, a fine precipitazione. L’ultima importante nevicata che ha coperto di neve l’intera metropoli italiana risalirebbe al 10 e11 Febbraio del 1986, quando si registrarono una serie di forti nevicate che lasciarono poco più di 20 cm, localmente anche 25-30 cm, di accumulo in quasi tutta la zona metropolitana. Altre nevicate, con accumuli, si registrarono anche il 6 Febbraio del 1991 (appena 6 cm al suolo), il 28 Dicembre del 1996 (nevischio a chicchi e accumulo di 1-2 cm), l’11 Febbraio del 1999 (neve nei quartieri nord della Capitale, 4-5 cm al suolo).
Negli anni 2000 le nevicate degne di nota (quelle citabili come tali) sono quella del 16 Gennaio 2002 (1-2 cm in alcuni quartieri), 23 Gennaio 2004 (accumuli non calcolabili nei quartieri della zona sud), 27 Gennaio 2005 (nevicata notturna nei quartieri della zona sud, accumulo di 2 cm fra Appia, Ardeatina, Ciampino) e quella più recente del 12 Febbraio 2010, quando tutta la città fu sotto una fitta nevicata, dalle 10:30 alle 11:30, che lascio depositi di circa 1-2 cm in pieno centro, e 4-5 cm nelle zone più a sud. In realtà anche il 17 Dicembre del 2010 (peraltro era un venerdì) la capitale del bel paese è stata nuovamente visitata dalla “dama bianca”, con dei leggeri accumuli, subito fusi dalla pioggia che ha fatto seguito nel pomeriggio, con l’ingresso di correnti molto più miti e umide dal Tirreno che hanno letteralmente mangiato il “cuscino d’aria fredda” depositato nei bassi strati. Come abbiamo visto Roma è una città difficile sotto l’aspetto della nevosità.
Quella del 4 Febbraio del 2012 è stata la nevicata più importante dopo quella del 10 e 11 Febbraio 1986. La neve su Roma la si può vedere solo quando si vengono a realizzare delle situazioni sinottiche molto particolari e per certi versi anche complesse. Basta avere una giovane ciclogenesi, in fase di ulteriore approfondimento, sul medio-basso Tirreno, a sua volta alimentata da nuclei d’aria molto fredda, o anche gelida, di origini continentali, che dall’area carpatico-danubiana sfonda direttamente dalla cosiddetta porta della Bora (il golfo di Trieste) verso tutta l’Italia centro-settentrionale e la Sardegna, con forti venti di Grecale e Tramontana fra Liguria e Toscana.
Al contempo, la stessa circolazione ciclonica, ben scavata anche in quota, deve attivare un intenso richiamo sciroccale o libecciale, con la risalita dal basso Mediterraneo e dalle coste nord-africane di un corridoio di correnti d’aria mite e molto umida (d’estrazione sub-tropicale) che raggiungono l’Italia centrale e le coste laziali. Qui l’aria mite e umida, a contatto con le più fredde masse d’aria in scivolamento dall’Appennino centrale, con venti al suolo da NE o E-NE (la cosiddetta “Buriana“), è costretta a scorrere al di sopra di quest’ultima, favorendo imponenti scorrimenti miti sopra lo strato d’aria fredda depositato negli strati più bassi.
L’aria mite e umida, proveniente dal Tirreno, non può far altro che inclinarsi e scorrere verso l’alto, raffreddandosi sensibilmente prima di condensarsi e favorire lo sviluppo di una intensa copertura nuvolosa che sale da S-SO o SO e investe in pieno le coste laziali e l’area di Roma, apportando delle precipitazioni persistenti che, a tratti, possono assumere carattere di rovescio o temporale. Se l’aria che sfonda dal golfo di Trieste e dall’alto Adriatico è sufficientemente gelida, nei bassi strati, sopra le pianure laziali si può isolare un cuscino di aria molto fredda e pesante, quindi ben resistente agli attacchi del richiamo mite dai quadranti meridionali, che trasforma la pioggia subito in neve, anche se a 850 hpa insistono delle isoterme non proprio da neve al suolo. Se poi, come avvenuto nell’ultimo episodio del 4 Febbraio 2012, la confluenza fra l’aria mite e quella molto più fredda e pesante, di origine continentale, avviene a ridosso del basso Lazio, tra Latina e Roma, la grossa nevicata è assicurata sulla capitale.
Tutti tifiamo per la neve a Roma