Il trucco starebbe nell’utilizzo della propulsione luminosa, in grado (almeno in teoria) di accelerare una sonda a velocità pari a frazioni considerevoli di quella della luce. Un sogno che potrebbe diventare molto presto realtà.
Philip Lubin, professore di fisica all’Università della California e vincitore del NASA Innovative Advanced Concepts (NIAC) dello scorso anno, afferma che non ci sarebbero grossi ostacoli alla realizzazione di questa nuova ed efficiente propulsione. Il premio in denaro ha permesso a Lubin ed al suo team di portare avanti il progetto, battezzato Directed Energy Propulsion for Interstellar Exploration (DEEP-IN).
Ma come fa della luce a muovere un oggetto materiale? I fotoni che compongono la radiazione luminosa possiedono al loro interno una determinata quantità di energia, che nell’urto viene trasferita alle vele della sonda, spingendola nella direzione desiderata… proprio come fa il vento!
Per rendere l’idea, questo metodo di propulsione potrebbe far arrivare una sonda di 100 kg su Marte in soli 3 giorni. Un veicolo con equipaggio (dunque più pesante) impiegherebbe circa un mese per raggiungere il pianeta rosso. Nulla a che vedere con gli attuali 6 mesi o più previsti per sonde mosse dalla propulsione convenzionale.
Guardando vicino a casa, entro 25 anni luce dal Sole, ci sono tante stelle e vari pianeti extrasolari (anche potenzialmente abitabili) che varrebbe la pena visitare; questa propulsione ridurrebbe i tempi di viaggio dalle decine o centinaia di migliaia di anni a grandezze dell’ordine di qualche decennio o secolo.