Il terremoto di magnitudo 4.6 della scala Richter di ieri pomeriggio, verificatosi alle 16,35 a nordest di Ragusa, sta suscitando non poco interesse nei confronti di un’area, come sappiamo, soggetta ad una elevata pericolosità sismica. Infatti, tutta la Sicilia Sudorientale è particolarmente esposta ad eventi sismici di notevole intensità. Ma perché? Qual è il meccanismo che muove la terra in quella determinata zona?
Per questo abbiamo parlato con l’esperto Alessandro Amato, del Centro Nazionale Terremoti dell’INGV, secondo cui “La scossa potrebbe essere stata generata dalla linea di faglia Scicli-Ragusa, la più importante struttura tettonica dell’Altipiano Ibleo. Sembra che la faglia presa in esame sia attualmente inattiva, anche se l’assetto strutturale presenta possibili ampie fasce di fatturazione che interessano i livelli pleistocenici, i quali potrebbero determinare delle zone di potenziale riattivazione sismogenetica e, o, di rottura.”
Quali le conseguenze di un’improvvisa rottura provocata da questa struttura geologica, in base anche ai precedenti storici?
“Come ormai è stato già ampiamente detto non è possibile fare previsioni sicure sui terremoti. Pur sapendo che in passato l’area è stata fortemente soggetta ad eventi tellurici non possiamo dire con certezza quando si verificherà un altro forte sisma nella stessa area. E’ ovvio che si tratta di una zona ad elevato rischio sismico, più dalla parte ad est di Ragusa, che ad ovest, come si può notare anche dalle mappe del rischio sismico. Il terremoto stesso di ieri pomeriggio è una testimonianza chiara che vi sia più attività a nordest di Ragusa. Alcuni pensano che la faglia Scicli-Ragusa possa essere addirittura responsabile del disastroso evento del 1693, anche se non è mai stato effettivamente dimostrato. Infatti alcuni altri sismologi determinano la sorgente sismica responsabile di quell’evento sulla costa ionica compresa fra Catania e Siracusa, altri ancora nella zona interna di Lentini. Purtroppo sono eventi passati con i quali è difficile misurarsi; quello che possiamo fare è continuare a tenere monitorata la situazione e battere il chiodo sulla prevenzione sismica in un’area, come quella della Sicilia Sudorientale, particolarmente pericolosa.”