11 marzo 2011, Giappone: dall’incidente di Fukushima a oggi

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Sono trascorsi cinque anni dal disastro di Fukushima, il peggior incidente nucleare dopo Chernobyl nel 1986, una delle ferite ancora aperte lasciate dal terremoto e dallo tsunami che hanno colpito il Giappone uccidendo 18mila persone nel 2011. La proprietà della centrale nucleare, la Tokyo electric Power (Tepco), sta cercando da anni di controllare l’entrata delle acque sotterranee negli edifici per evitare che scarichino in mare, passo fondamentale nel processo di smantellamento che avverrà tra 30 e 40 anni. Nei cinque anni dal disastro, e in attesa della rimozione del combustibile fuso da tutti e tre i reattori colpiti, il lavoro per smantellare l’impianto è stato completato al 10%.

Ecco nel dettaglio gli eventi più significativi dopo il disastro:

LaPresse/Reuters
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2011
– 11 marzo. Un terremoto di 9 gradi della scala Richter scuote la costa nord orientale del Giappone. Il sisma ha lasciato senza energia elettrica la centrale di Fukushima. Minuti dopo lo tsunami invade l’impianto e i suoi generatori di emergenza, lasciando senza raffreddamento i tre reattori operativi. Il governo dichiara lo stato di emergenza atomica, evacua 2mila persone dall’area e promette che non ci saranno fughe di radiazioni.
– 12 marzo. A causa dell’accumulo di idrogeno si registra un’esplosione nell’edificio del reattore 1. La zona di evacuazione viene ampliata da tre a dieci chilometri intorno alla centrale.
– 13 marzo. Sono 210mila le persone evacuate attorno alla centrale. Avviene un’esplosione nell’edificio del reattore 3, di nuovo per accumulo di idrogeno, mentre la zona evacuata è allargata a 21 chilometri.
– 15 marzo. La concentrazione di idrogeno produce un’altra esplosione nell’edificio del reattore 2 e due incendi nel reattore 4, spento al momento del sisma. Le emissioni radioattive aumentano, viene dichiarata una no-fly zone del raggio di 30 chilometri. Ottocento dipendenti della centrale vengono evacuati, ne restano 50.
– 16 marzo. L’imperatore Akihito si rivolge alla popolazione in un discorso televisivo per la prima volta nei 22 anni del suo regno e parla del “più grande disastro nazionale dalla seconda guerra mondiale”.
– 18 marzo. L’Agenzia per la sicurezza nucleare giapponese alza il livello dell’incidente a 5 nella scala internazionale degli eventi nucleari e radiologici (Ines). Migliaia di stranieri che vivono in Giappone cominciano a lasciare il Paese.
– 22 marzo. Il governo raccomanda di non uscire di casa alle persone che abitano nell’area tra i 20 e 30 chilometri dalla centrale.
– 23 marzo. Il consumo di prodotti agricoli di Fukushima è vietato.
– 26 marzo. L’Agenzia per la sicurezza nucleare rileva livelli di isotopi radioattivi elevati attorno alla centrale.
– 4 aprile. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) valuta che la compagnia Tepco, che gestisce la centrale, non abbia preso misure adeguate per evitare l’incidente.
– 12 aprile. L’Agenzia per la sicurezza nucleare alza il livello di gravità dell’incidente a 7, il massimo nella scala Ines.
– 12 e 25 maggio. Tepco conferma che gran parte del combustibile all’interno dei tre reattori è fuso dopo l’incidente.
– 12 settembre. L’Aiea annuncia che i reattori colpiti sono “fondamentalmente stabili”.
– 16 dicembre. Il Giappone decreta che i reattori della centrale sono in situazione di “arresto a freddo”, cioé con temperatura stabile sotto i 100 gradi centigradi.

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2012
– 11 marzo. Migliaia di giapponesi chiedono sia messa fine all’uso di energia atomica, nel primo anniversario dell’incidente. 5 maggio. L’arresto di un reattore della centrale di Tomari, nel nord, lascia il Giappone senza centrali atomiche operative, per la prima volta in 42 anni.
– 16 giugno. I reattori 3 e 4 della centrale nucleare di Oi, nell’est, tornano operativi: è la prima volta che un reattore viene riattivato dopo l’incidente.
– 5 luglio. Un gruppo di esperti stabilisce che l’incidente di Fukushima è stato causato da errori umani.
– 14 settembre. Il governo giapponese stabilisce l’obiettivo di abbandonare l’energia nucleare entro il 2030.
– 26 dicembre. Shinzo Abe diventa primo ministro, il suo partito non esclude il ritorno all’uso del nucleare nel futuro.

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2013
– 20 agosto. La compagnia che gestisce gli impianti di Fukushima annuncia una nuova perdita di 300 tonnellate di acqua molto radioattiva in mare.
– 21 agosto. L’Autorità per la regolamentazione del Giappone propone di catalogare la gravità di questa ultima perdita a livello 3 della scala Ines.
– 3 settembre. Il governo approva la spesa di 40 milioni di yen (279 milioni di euro) per risolvere le perdite di acqua: si tratta del primo investimento di denaro pubblico per risolvere problemi tecnici dell’impianto.
– 15 settembre. Per la seconda volta dalla crisi, il Giappone spegne i reattori per condurre controlli di routine nella centrale di Oi.
– 18 novembre. Tepco comincia a ritirare il combustibile esaurito del reattore 4, l’operazione più delicata nella centrale dal disastro.

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2014
– 25 febbraio. Il governo pubblica la bozza del suo primo piano energetico dalla crisi, che apre alla riattivazione dei reattori spenti.
– 14 dicembre. Il partito di Abe, a favore del ritorno al nucleare, trionfa nelle elezioni generali.

2015
– 31 luglio. Un panel giudiziario indipendente raccomanda di incriminare tre dirigenti di Tepco per negligenza, nel primo processo penale seguito all’incidente.
– 11 agosto. Alla centrale atomica di Sendai comincia il processo di riattivazione. È la prima a funzionare in Giappone dopo uno stop di due anni.
– 20 ottobre. Il governo conferma il primo caso di cancro di un dipendente della centrale di Fukushima, sviluppato a causa delle operazioni di ricostruzione e ripulitura.

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2016
– 4 febbraio. Il livello di radioattività in un raggio di 80 chilometri intorno alla centrale di Fukushima è calato del 65% dopo l’incidente, secondo l’authority per il controllo giapponese.
– 10 febbraio. Tepco annuncia di aver concluso l’installazione dei macchinari per generare un “muro di ghiaccio” sotto il pavimento degli impianti, per evitare l’accumulo di acqua contaminata.
– 29 febbraio. La procura giapponese accusa tre ex dirigenti di Tepco di non aver preso le misure necessarie a evitare il disastro. È il primo processo penale nei confronti di alcuni responsabili dell’impianto.
– 9 marzo. Un tribunale ordina di chiudere l’impianto di Takahama, recentemente riattivato, per dubbi sulla sicurezza.

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