Il 27 Marzo del 1638 cominciò una delle più gravi sequenze sismiche che abbiano mai colpito la Calabria nel periodo storico. La prima violentissima scossa di magnitudo compresa fra 6.8 e 7 della scala Richter si abbatté sul versante centro-occidentale della regione, devastando in particolare diversi comuni delle province di Cosenza e Catanzaro. Nei giorni e nei mesi successivi si verificarono almeno altre tre scosse pari o superiori a magnitudo 6.5, infierendo ancora di più sul territorio, già vessato da altre catastrofi naturali.
Il primo sisma si verificò alle 21,30 (ora italiana) e rase completamente al suolo o quasi almeno 17 comuni, nell’area poco a nord del Golfo di Sant’Eufemia. Crolli tali da rendere inagibili le abitazioni furono riscontrati almeno in altri 90 centri. La scossa generò danni fino a Maratea a Nord e a Messina a sud, dove crollò la copertura della cattedrale. Furono riscontrati nell’area epicentrale gravi dissesti geomorfologici e idrogeologici, fra cui grosse spaccature nel terreno dalle quali uscirono per diversi giorni sbuffi di gas solforici, e un grosso smottamento del colle Pancrazio. Il mare si ritirò di circa 3.7 chilometri sul litorale Pizzo, per poi abbattersi con virulenza sulle spiagge.
Tante le vittime, circa 10.000 secondo le fonti del Governo dell’epoca, che si presume siano inferiori alle reali stime, soprattutto se si pensa alle susseguenti carestie collegate all’evento. In totale, compresa la scossa dell’8 Giugno dello stesso anno, si pensa possano essere morte circa 30.000 persone in totale.