Il 6 Marzo 1987, esattamente 29 anni fa, un potente terremoto di magnitudo 7.1 della scala Richter colpì l’Ecuador Settentrionale. La prima scossa, magnitudo 6.7, avvenne alle 2,54 (ora italiana) seguita dalla più potente alle 5,10 (ora italiana) la quale ebbe il suo epicentro nella Provincia di Napo, nel Nordest del Paese, a cavallo delle Ande, catena montuosa generata dallo scontro della Placca Nazca contro la Placca Sudamericana. Il violento sisma genera immediatamente il panico fra la popolazione e provoca gravi danni e crolli ai centri più prossimi al luogo dove si è verificata l’improvvisa rottura delle faglie andine. Le onde sismiche colpiscono con particolare intensità le città di Quito, molto popolosa, e quella di Reventador Volcano. Distrutte molte abitazioni e danni per circa un miliardo di dollari. Secondo alcune stime vi furono poco più di 1000 vittime, secondo altre ancora furono circa 5000. Moltissimi i feriti, e tanti di più i senzatetto.
Il terremoto in questione è in linea con la normale e consueta attività sismica della zona, tuttavia fu il secondo evento più mortale dello scorso secolo avvenuto nel Paese, preceduto soltanto dal più distruttivo evento di Ambato del 1949. Il rischio principale per la popolazione quando si verificano eventi così forti in zone montuose è costituto dalle enormi frane susseguenti alle violente vibrazioni della terra. Enormi frammenti terriccio, fango e rocce si staccano dai costoni delle montagne, scivolando con velocità impressionante fino a valle, seppellendo interi villaggi e uccidendo, potenzialmente, centinaia di persone.