Francesco Sabatini, presidente dell’Accademia nazionale della Crusca, cerca di mettere definitivamente la parola fine a una delle “annose questioni” dialettali che, in questo caso, interessano la Sicilia, ma che in realtà sono presenti un po’ ovunque. Uno dei simboli delle cucina siciliana è l’arancino, e tutti lo chiamano così, ad eccezione dei palermitani e di buona parte degli abitanti della Sicilia “occidentale” che lo hanno sempre chiamato “arancina”, a differenza dei loro corregionali “dell’Est”. Ora, a prescindere dal fatto che si tratta di un prodotto talmente buono, se fatto secondo la migliore tradizione siciliana, che comunque lo si chiami andrà bene lo stesso, è bene sapere che la questione ha creato non poche diatribe tra palermitani e “resto del mondo”. Sabatini, nel corso della presentazione del suo ultimo libro “Conosco la mia lingua“, proprio in una scuola di Palermo, ha innanzitutto espresso la sua opinione in merito alla ormai famigerata parola “petaloso” dichiarando che “si è trattato solo dello scherzo di un bambino. Tutti, fino a circa sette, otto o nove anni, inventano parole per varie ragioni: perché sono creativi, perché amano scherzare o semplicemente perché si allenano a usare la lingua. Si è trattato soltanto della diffusione di una notizia che ha permesso di riflettere su questi processi di creazione individuale». Poi, incalzato dai giornalisti, si è espresso anche sulla questione “arancino o arancina?”: «Propendo per la prima forma – ha dichiarato – di solito i diminutivi vanno al maschile. L’arancia è femminile, ma la trasformazione in un’altra cosa dovrebbe far cambiare il genere grammaticale. So che a Palermo preferite chiamarla al femminile e allora la facciamo andare bene anche così. L’importante non è come si pronuncia, ma chi lo fa meglio».