La meteorologia è una scienza che non finisce mai di sorprendere e affascinare. Proprio in queste ore, mentre le regioni tirreniche e quelle centro-meridionale sono in attesa dell’intenso peggioramento di domani, una spettacolare depressione extratropicale, di chiara matrice orografica, che in queste ore si sta evolvendo sull’entroterra algerino settentrionale, sottovento alla catena montuosa dell’Atlante Telliano. Questa “depressione orografica”, chiusasi nei medi e bassi strati sottovento all’Atlante, fra la prossima serata e la giornata di domani si muoverà lungo le coste nord-africane, dall’Algeria settentrionale alla Tunisia, dove vi apporterà precipitazioni anche piuttosto abbondanti, specie lungo le coste algerino e sul versante settentrionale della Catena montuosa dell’Atlante, a causa dell’intenso “forcing” orografico esercitato da questi rilievi nei confronti dell’umida e sostenuta ventilazione (basso mediterranea) di ritorno da NE e N-NE, attiva sul margine settentrionale della depressione.
La genesi di questa depressione, come avviene sovente, è da ricondurre al richiamo di aria calda e molto secca sub-tropicale continentale dai quadranti meridionali, che dall’entroterra desertico libico occidentale e dall’est dell’Algeria si espande in direzione del bacino centro-occidentale del Mediterraneo, muovendosi lungo il bordo orientale di una saccatura fredda, colma di aria fredda polare marittima, che in queste ore sta affondando i propri elementi fino al nord dell’Algeria. Il flusso meridionale, in sviluppo sul bordo orientale della saccatura atlantica, risalendo verso il Mediterraneo impatta sulla catena montuosa dell’Atlante Telliano, dove tende ad invorticarsi, favorendo la formazione di una depressione orografica che si chiude nei bassi strati, presentando un minimo barico sottovento all’Atlante che evolverà verso levante.
Una volta strutturatasi nella media troposfera, con dei massimi di vorticità positiva isolati dal flusso perturbato principale, la “depressione orografica”, nel corso della giornata di domani, tenderà a spostarsi verso levante, coinvolgendo dapprima la Tunisia, interessando anche la Sardegna e la Sicilia. Già in queste ore, la formazione del minimo barico al suolo sottovento all’Atlante algerino, sta producendo un sensibile rinforzo della ventilazione occidentale, in prevalenza da O-SO e Ovest, sul Sahara algerino, mentre più a nord sostenuti venti orientali sono attivi lungo il versante meridionale dell’Atlante Telliano, fra Biskra, Ain-Sefra e i rilievi dell’Atlante Sahariano, dove vengono segnalate pure locali tempeste di polvere, con venti da E-NE e E-SE.
Solitamente queste depressioni nord-africane, nella meteorologia sinottica, vengono inquadrate dalla “depressione algerina”, una delle principali figure bariche che condiziona il tempo sul bacino centrale del Mediterraneo e sull’Italia. La “depressione algerina” si forma ogni volta che aria fredda e piuttosto umida di origine atlantica riesce a penetrare nel cuore dell’Africa nord-occidentale, tra l’entroterra desertico del Marocco e dell’Algeria, situazione che capita di frequente quando l’anticiclone oceanico (alta pressione delle Azzorre) decide di estendere un promontorio verso le alte latitudini, in pieno oceano.
Essa si sviluppa allorquando masse d’aria fredde e umide, di estrazione oceanica, che scivolano da NO o N-NO, lungo il bordo orientale dell’anticiclone delle Azzorre, riuscendo a penetrare fino sull’entroterra algerino, in pieno deserto sahariano, dalla costa marocchina, intrufolandosi a sud della catena montuosa dell’Atlante. Qui le masse d’aria umide atlantiche interagiscono rapidamente con l’aria calda e molto secca preesistente in loco, innescando una complessa circolazione a gomito, a sud dell’Atlante algerino, la quale, dopo essersi intensificata, tende a chiudersi ai piedi della già sopra citata catena montuosa, generando un minimo barico secondario nei bassi strati, sottovento ai rilievi (per questo si parla anche di minimo orografico).
L’area di bassa pressione una volta formata tende ad approfondirsi, venendo a sua volta alimentata dalle umide e fresche correnti oceaniche che riescono a penetrare fino al cuore del Sahara algerino, con venti da NO e O-NO che entrano dalla costa atlantica marocchina. Solitamente, quando abbiamo un forte “getto” in quota, con una direttrice principale da O-NO e NO, il minimo barico orografico si forma sulla vasta regione del Maghreb, al confine tra il Marocco e l’Algeria occidentale, a sud dell’alto Atlante e della catena dell’Atlante sahariano, tra le città di Bechar, Ain-Sefra, Ghardaia e Touggourt.
La depressione solitamente porta severe ondate di maltempo tra Marocco e Algeria, con piogge e spesso anche intense manifestazioni temporalesche, specie nella stagione autunnale, come in inverno e primavera. Una volta formata la “depressione algerina” tenderà a richiamare dall’entroterra desertico libico intense correnti meridionali da Sud e SE, pronte a risalire il basso Mediterraneo ed i mari italiani, mentre l’inasprimento del “gradiente barico orizzontale” indotto dallo stesso processo ciclogenetico algerino determina un sensibile rinforzo della ventilazione occidentale sul bordo meridionale della giovane area depressionaria che amplifica il flusso d’origine atlantica che entra dalla costa marocchina.
Se il vortice depressionario si approfondisce rapidamente, con un minimo barico al suolo che scende sotto i 1000 hpa, il fitto “gradiente barico” prodotto sul Sahara algerino, alla base della circolazione depressionaria, va ad attivare una forte ventilazione occidentale, in genere con venti molto intensi da O-SO e Ovest (raffiche fino a 70-80 km/h), che spazza l’intero entroterra desertico algerino, specie la regione dei grandi Erg occidentali (dove sono presenti le grandi dune di sabbia del Sahara), causando delle estese tempeste di sabbia, meglio note con il termine di “Haboob”. Gli “Haboobs” quando battono il deserto sabbioso sono in grado di sollevare per aria ingenti quantità di sabbia molto fine e pulviscolo desertico fatto turbinare dalle intense raffiche di vento.
Le particelle di polvere e pulviscolo più leggere vengono sollevate a quote particolarmente elevate, sopra i 3000-4000 metri. Raggiungendo tali quote queste nubi di pulviscolo vengono a loro volta agganciate dai sostenuti venti meridionali dominanti lungo il lato anteriore (quello orientale) della circolazione depressionaria nord-africana, i quali tenderanno a spingerle verso l’area mediterranea e l’Italia, in seno alla “Warm Conveyor Belt” (l’enorme sistema nuvoloso che risale davanti il fronte freddo avanzante nel settore pre-frontale di una circolazione depressionaria), costituita da masse d’aria calde e molto secche, d’estrazione sub-tropicale continentale, che tendono a sollevarsi rapidamente, senza permettere di caricarsi di umidità durante il transito sul “mare Nostrum” (ciò comporta una nuvolosità prevalentemente medio-alta costituita da altostrati, altocumuli, cirrostrati).
Ma lo sviluppo delle nubi di polvere va attribuita anche all’avvezione di vorticità positiva (associata alla ciclogenesi algerina) che si viene ad originare sul versante meridionale dell’Atlante Telliano. Essa produce intense correnti ascensionali capaci di aspirare ingenti quantità di polvere e pulviscolo dall’entroterra desertico algerino, alcune volta persino dal deserto libico e cirenaico. Spesso queste “nuvole di polvere”, muovendosi verso nord in direzione del Mediterraneo, invadono i nostri cieli dando alla coltre celeste quell’aspetto fosco e rossastro. Se accompagnate alle precipitazioni il loro effetto è ancora più visibile visto che aggregandosi agli altri nuclei di condensazione, già presenti all’interno delle nubi, raggiungono il suolo sotto forma di gocce di pioggia sporche, che ricoprono di fanghiglia ogni oggetto ubicato all’aperto. Per monitorare la situazione in tempo reale ecco le pagine relative al nowcasting: