Attentati Bruxelles: nel mirino dei kamikaze c’erano le centrali nucleari, clamorosa ipotesi “bomba sporca”

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Ci potrebbe essere stata una delle centrali nucleari del Belgio, quella di Doel nel nord o di Tihange nel sud-est, nel mirino dei fratelli Ibrahim e Khalid El Bakraoui, i kamikaze autori delle stragi di Bruxelles. L’indiscrezione della Derniere Heure, che cita fonti della polizia belga, conferma come quell’unica rete jihadista che ha colpito il 13 novembre a Parigi e martedì scorso nella capitale belga puntasse a obiettivi ancora più eclatanti. Il quotidiano francofono sostiene che l’arresto la settimana scorsa a Molenbeek di Salah Abdeslam e del suo complice Amine Choukri potrebbe aver costretto i terroristi a ridimensionare i loro piani, in cui rientrava un attacco al programma atomico belga.

terroristi bruxellesI fratelli Ibrahim e Khalid El Bakraoui, due dei terroristi di Bruxelles morti da kamikaze all’aeroporto e nella metropolitana, avevano infatti piazzato una videocamera nascosta tra i cespugli davanti alla casa nelle Fiandre del direttore di un programma di ricerca e sviluppo nucleare, ha spiegato la fonte di polizia. La videocamera era stata recuperata da un furgone a fari spenti pochi giorni dopo le stragi di Parigi, a novembre, come mostrato dai filmati delle telecamere di sorveglianza. Il video di una decina di ore che riprendeva gli spostamenti del dirigente era stato scoperto dagli inquirenti in una successiva perquisizione a dicembre, quando fu arrestato Mohamed Bakkali.

Secondo le informazioni di Dh, i due fratelli terroristi avevano piazzato una macchina fotografica nascosta davanti alla casa del direttore di un programma di ricerca e sviluppo nucleare. Un video della durata di oltre 17 ore, contenuto nella fotocamera, era stato recuperato in una successiva perquisizione a dicembre, in occasione dell’arresto di Mohamed Bakkal, sospettato per gli attacchi a Parigi del 13 novembre.

Il video sui movimenti dell’ingegnere ha fatto ipotizzare anche un altro scenario, altrettanto da incubo: fonti di polizia hanno sostenuto che i terroristi volevano prendere in ostaggio la famiglia di questo scienziato e costringerlo a rubare materiali radioattivi, con l’obiettivo di produrre una bomba sporca. L’idea di una bomba sporca – ovvero di un ordigno composto da un mix di sostanze radioattive ed esplosivo convenzionale – è da tempo l’incubo dei servizi di sicurezza di mezzo mondo.  Per i media locali è chiaro che l’arresto di Salah Abdeslam e del suo complice Choukri a Molenbeek, ha fatto accelerare i piani della cellula terroristica che ha dovuto quindi abbandonare uno dei suoi primi obiettivi: il sistema nucleare belga, in un modo o nell’altro.

Del resto, l’ipotesi che i fratelli El Bakraoui avessero fra l’altro l’ambizione di provare a costruire per l’Isis una ‘bomba sporca’, cioè un ordigno radioattivo, è stata rilanciata oggi anche dal sito dell’emittente Usa Nbc, che ha citato un ex agente dell’intelligence francese che ha avuto l’incarico di indagare su potenziali minacce al settore nucleare europeo. Secondo Claude Monique, questo il nome dell’ex agente, i due fratelli jihadisti volevano forse studiare la fattibilità di un piano, definito “un po’ ingenuo“, per rapire l’ingegnere nucleare ed estorcergli la tecnica per fabbricare un ordigno radioattivo.

Secondo varie indiscrezioni dei servizi locali, il commando terroristico intendeva entrare in azione durante le prossime festività, il giorno di Pasquetta. Già venerdì scorso, dopo l’arresto di Abdeslam, la sicurezza alla centrale di Tihange era stata aumentata con personale militare, ma già dopo la scoperta del video la polizia aveva collegato quelle immagini a possibili attacchi e cosi’ dal 17 febbraio sono stati schierati 140 militari e numerosi poliziotti attorno alle due centrali nucleari del Paese, rendendo più complesso attaccarle.

Dopo gli attacchi di martedì, poi, è stata ordinata l’evacuazione dalle centrali di tutto il personale non indispensabile. “Ora sappiamo dove volevano arrivare, l’ampiezza degli attentati sarebbe stata molto maggiore se i terroristi li avessero potuti condurre in base ai loro piani“, ha affermato una fonte di polizia, “la situazione e’ precipitata e si sono sentiti sotto pressione, hanno dovuto optare per gli obiettivi più facili“.

Intanto proprio oggi ad altre undici persone che lavorano presso la centrale nucleare di Tihange è stato ritirato il permesso di accedere all’impianto. Una decisione chiaramente collegata agli ultimi aggiornamenti sugli attentati di Bruxelles. Sette permessi a dipendenti della centrale erano stati ritirati dopo la sparatoria nell’appartamento di Forest. E dopo gli attentati di martedì altre quattro persone sono state interdette. In occasione della sparatoria nel quartiere di Forest erano emersi i nomi dei due fratelli El Bakraoui, uno dei quali aveva affittato la casa, in cui erano state trovate le impronte di Salah Abdeslam, il kamikaze mancato di Parigi.

In Belgio ci sono due centrali nucleari attive, quella di Doel, nelle Fiandre vicino al confine con l’Olanda, e quella di Tihange, a sud-est di Bruxelles, che con i loro sei reattori in funzione forniscono la meta’ del fabbisogno di energia elettrica del Paese. Un’eventuale attacco terroristico con conseguenze su una delle due centrali avrebbe potuto compromettere la salute di milioni di persone nel cuore dell’Europa, con ripercussioni radioattive persino sull’Italia.

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