L’Unione Europea continua con l’attuazione dell’accordo sul clima di Parigi e fissa i prossimi passi che prevedono sia la ratifica che la valutazione delle sue implicazioni. A stabilirlo è stata la Commissione europea con una comunicazione, in cui viene sottolineata l’importanza di una firma rapida dell’intesa e proposto al Consiglio di siglarla a nome dell’Ue. Questa “dovrà” inoltre “essere pronta a partecipare ai processi di revisione” messi in piedi “per assicurare il raggiungimento dell’obiettivo di mantenere il cambiamento climatico ben al di sotto dei 2 gradi e perseguire gli sforzi verso gli 1,5 gradi“. Il primo rapporto dell’Ipcc sarà per il 2018, mentre entro il 2020 tutti i Paesi dovranno comunicare le loro strategie di decarbonizzazione per il 2050.
L’accordo di Parigi “giustifica l’approccio Ue” con la riduzione del 40% dei gas serra per il 2030 e le proposte legislative dovranno avere una “corsia preferenziale” a Parlamento e Consiglio Ue. Greenpeace ha però accusato la Commissione di “non aver mantenuto l’impegno a portare gli obiettivi climatici Ue in linea con l’intesa di Parigi“. Nella “deludente revisione” compiuta oggi, Bruxelles “non è riuscita a raccomandare una revisione dei target Ue 2030” che sono “basati su un obiettivo di limitare l’aumento della temperatura di 2 gradi“. “La nostra politica è pienamente in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi, e non diciamo che non la rivediamo“, dichiara la portavoce del commissario al’energia Miguel Canete che ricorda gli appuntamenti previsti del 2018, 2020 e 2023. I verdi dell’Europarlamento hanno accusato il sistema Ets di sforare di oltre 2 miliardi di tonnellate di Co2 gli obbiettivi fissati dall’accordo della Cop21.
I prezzi delle emissioni di carbone aumenteranno troppo lentamente per poter tagliare le emissioni industriali di quanto necessario. “Questo non è vero“, ha ribattuto la portavoce della Commissione, spiegando che le conclusioni tirate dagli eurodeputati della commissione ambiente non sono corrette e che l’obiettivo del taglio del 40% delle emissioni per il 2030 “è il risultato di un considerevole lavoro analitico“. Il ritmo di riduzione, basato su un tetto massimo di emissioni, prevede un fattore lineare dell’1,74% sino al 2020, poi del 2,2% per raggiungere il 40% nel 2030, e superiore al 2,2% per i target 2050 tra 80-95%.