Esistono tracce di vita su Marte? Euronews esegue l’avvio di ExoMars

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Al cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, Euronews ha seguito l’avvio di ExoMars, missione sviluppata dall’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, e da Roscosmos, l’Agenzia Spaziale Russa.

La steppa dove sorge il cosmodromo è suggestiva e rimanda alla grande storia dei voli spaziali dell’Unione Sovietica: proprio da questo luogo decollò la Vostok1, la prima navicella spaziale con equipaggio umano. Il 12 aprile 1961 il cosmonauta Jurij Alekseevi? Gagarin divenne il primo essere umano a orbitare intorno alla Terra. L’obiettivo di ExoMars  è lo studio dell’ambiente biologico della superficie del pianeta ma anche la ricerca di eventuali tracce di vita, passata o presente.

Scienziati e ingegneri provenienti da tutta Europa e dalla Russia si sono ritrovati sulla piattaforma di osservazione per assistere al lancio del vettore Proton-M a bordo del quale viaggiano preziosi e delicati strumenti scientifici, frutto di anni di lavoro. La speranza di chi li ha messi a punto è che il volo verso Marte non li danneggi irreparabilmente.

Quando il razzo decolla e sale verso il cielo senza esitazioni, il sollievo di tutti è evidente. L’emozione traspare dai volti e dai primi commenti dopo il lancio. Quasi commossa Francesca Ferri, ricercatrice principale del Centro Interdipartimentale di Studi e Attività Spaziali “G. Colombo” presso l’Università degli Studi di Padova. Adesso però che il razzo ha lasciato la Terra, molto resta da fare.

Poche ore dopo il lancio, al centro di controllo della Missione, a Mosca, i volti sono di nuovo tesi perché ExoMars si prepara a un’altra manovra complicata: il razzo deve accendere i propri motori quattro volte prima di separarsi dalla navicella spaziale. Quattro “esplosioni controllate” che comportano dei rischi. La manovra viene eseguita in modo perfetto.

Thomas Passvogel, a capo dei Progetti scientifici dell’ESA, spiega che in questa fase verranno eseguiti tutti i controlli possibili per non lasciare nulla al caso. Mentre sono in volo, tutti gli strumenti, tutte le funzioni del veicolo – racconta – vengono testati. In una seconda fase saranno fatte le necessarie correzioni di rotta perché il vettore spaziale si diriga in modo preciso verso Marte.

Durante la prima missione ExoMars si studierà accuratamente la composizione dell’atmosfera che circonda il Pianeta Rosso e verrà inviata una piccola sonda sulla superficie di Marte. Gli esperti europei e russi che si occupano di questo pianeta seguono la missione con la massima attenzione. I misteri da chiarire restano ancora molti, primo fra tutti: le piccole quantità di metano scoperte su Marte.

Gli scienziati rileveranno i punti da cui il metano fuoriesce per poi confrontare queste rilevazioni con le immagini prodotte dalla macchina fotografica CaSSIS, realizzata a Berna, che ha una risoluzione di 4,5 m/pixel. L’apparecchio, racconta la professoressa Cathy Quantin-Nataf dell’Università di Lione, permetterà di avere immagini a colori di Marte e soprattutto la topografia del pianeta.

Le immagini non mancheranno di alimentare il dibattito sulla presenza di acqua salata su Marte. Patrick Thollet, dell’ENS di Lione, spiega però che su Marte non è stata davvero scoperta dell’acqua liquida ma “solo” tracce di sale che potrebbero essere state depositate da acqua allo stato liquido. Non si tratta comunque di sale da cucina ma piuttosto di un sale simile a quello che viene aggiunto all’acqua per ottenere la candeggina.

Ad ottobre, una volta giunto in prossimità di Marte, ExoMars si separerà: la navicella spaziale principale rimarrà in orbita mentre Schiapparelli, il suo lander (equipaggiato con una stazione meteorologica e con una fotocamera), si dirigerà verso la superficie fredda e arida di Marte.

Una discesa che – come assicura Francesca Ferri – fornirà ulteriori dati fisici e che permetterà di comprendere il funzionamento del clima su Marte.

Al tempo stesso, in orbita, gli spettrometri a bordo di ExoMars analizzeranno in modo preciso l’atmosfera di Marte. Lo strumento messo a punto dal team di Oleg Korablev, dell’Istituto di Ricerca Spaziale IKI di Mosca, rileva le tracce di gas tramite la misurazione delle radiazioni solari che attraversano l’atmosfera del Pianeta Rosso. Tutti questi dati serviranno per provare a dare una risposta alle principali questioni scientifiche: c’è vita su Marte? Ce n’è stata nel passato? A questo proposito però Nicolas Thomas, dell’Università di Berna, che si è occupato della realizzazione di CaSSIS, non nutre molte speranze e non nasconde il proprio scetticismo.

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