Le condizioni climatiche “anomale” di questo inverno hanno contribuito ad un taglio del 30% della raccolta di mimosa, che da 70 anni è considerato il simbolo della festa delle donna. E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che la scelta di regalare un fiore era stata fatta in sintonia con quanto avveniva in Francia con le violette. La mimosa sboccia proprio in questo periodo e assume il significato di autonomia e libertà; ma nonostante sia un fiore molto fragile ha una grande forza grazie alla capacità di crescere anche in terreni difficili. L’omaggio della mimosa ha quindi anche un importante valore ambientale perché – continua la Coldiretti – è realizzata in Italia con tecniche eco-compatibili soprattutto nei tipici terrazzamenti che si affacciano sul mare, altrimenti destinati al degrado e all’abbandono.
Quest’anno, a causa di un inverno molto mite le piante sono fiorite già a partire da Natale e la produzione ha subito un taglio di 1/3. Anche le piante coltivate in terreni altimetricamente più elevati hanno completato la fioritura prima del previsto e – precisa la Coldiretti – il prodotto disponibile è stato salvato con la frigo conservazione. E’ probabile che saranno almeno 10 milioni i ramoscelli di mimosa che saranno regalati in occasione della festa della donna. Al consumo i ramoscelli hanno prezzi che variano dai 2 ai 15 euro a seconda della qualità, delle dimensione del mazzo e della confezione. I ramoscelli sono di produzione nazionale soprattutto per quanto riguarda la provincia di Imperia, in Liguria, dove operano 1500 produttori. Per conservare l’omaggio – consiglia la Coldiretti – è bene tagliare quanto prima gli steli che devono rimanere per due ore in acqua pulita e inacidita con due gocce di limone. E’ necessario collocarlo in penombra ed in un ambiente fresco e umido proprio perché la mimosa rilascia molto acqua ed è necessario evitare grandi perdite di liquidi.
Dal punto di vista botanico si tratta in realtà un’acacia dealbata, arbusto sempreverde originario delle zone tropicali, che insieme al genere della mimosa appartiene all’unica famiglia delle Leguminose. Le varietà più diffuse sono la Floribunda e la Gaulois. Le foglie di mimosa, composte da tante foglioline verde chiaro, in caso di pericolo (per esempio se vengono sfiorate o la temperatura supera i 20 gradi) si ritraggono, ed è per questo particolare atteggiamento che ha preso il nome scientifico “mimus”, dal latino attore mimico. La mimosa è stata introdotta in Europa intorno al 1820 e con il passare del tempo riuscì ad adattarsi molto bene al clima italiano. Nei paesi d’origine come Sud America e Australia dove è considerata fiore nazionale, la mimosa – conclude la Coldiretti – raggiunge i 30 metri di altezza, in Europa, invece, al massimo 10 metri.