La nevicata record di Mosca provocata dalla “Warm Conveyor Belt” del ciclone “Zissi”

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Una straordinaria e abbondante nevicata la scorsa notte ha colpito Mosca e l’area circostante della capitale russa (qui tutte le foto). Nelle zone più colpite dalla precipitazione, in una sola notte si sono accumulati fino a 30-40 cm di neve fresca, con un accumulo complessivo di ben 24 mm (quasi tutti caduti in forma solida) che batte persino il precedente record di massimo accumulo di precipitazioni in Marzo, i 22,2 mm del Marzo 1966, è stata provocata dalla vastissima “Warm Conveyor Belt” dell’ormai ex ciclone mediterraneo “Zissi”.

ciclone Zissi (1)L’enorme “Warm Conveyor Belt”, partita dal bacino centrale del Mediterraneo la scorsa domenica, lungo il bordo più orientale di “Zissi”, lì dove era attiva una intensa avvezione di aria calda sub-tropicale continentale aspirata direttamente dal deserto della Cirenaica, dopo aver attraversato i Balcani, l’Ungheria e la Romania, sotto la spinta del poderoso ramo ascendente del “getto polare” è riuscita a muoversi fino alla Moldavia, l’Ucraina, la Bielorussia e il sud-ovest della Russia, dispensando precipitazioni diffuse.

Proprio quest’ultime sulle pianure della Russia sud-occidentale e nell’area di Mosca hanno assunto prevalente carattere nevoso fino al suolo, data la presenza nei bassi strati di un campo termico caratterizzato da valori prossimi ai +0°C e di una sostenuta ventilazione da Est e E-NE al suolo, molto più fredda, che ha permesso la rapida trasformazione della pioggia in neve.

Ecco la vasta “Warm Conveyor Belt” partita dal Mediterraneo con il suo carico di sabbia

Una “Warm Conveyor Belt” altro non è che un flusso d’aria calda che si origina esternamente al sistema frontale o a un ciclone extratropicale (come in questo caso), a partire dai livelli più bassi della troposfera, e s’inserisce nel settore caldo, davanti il fronte freddo avanzante, favorendo la nascita di un grande corpo nuvoloso associato al flusso caldo e umido. Proveniente dai quadranti meridionali continua il suo movimento verso nord, salendo di quota con la trasformazione adiabatica, secca sino a quando non raggiunge la saturazione, interagendo con il sistema frontale stesso.

Una prima classificazione delle “Warm Conveyor Belt” è basata sulla propria traiettoria rispetto al fronte freddo. Esse si possono suddividere in “Warm Conveyor Belt” di tipo “reaward” (retrograda rispetto al fronte freddo) o di tipo “forward” (in avanti rispetto al fronte freddo). Quella in azione in questi giorni, fra il Mediterraneo centrale, i Balcani e l’Europa orientale, la stessa responsabile dell’intensa nevicata che ha colpito Mosca la notte scorsa, è una “Warm Conveyor Belt” di tipo “forward”, dove predominano ammassi nuvolosi alti e sottili piuttosto estesi di carattere fibroso, ben alimentata dall’intenso ramo ascendente del “getto polare” che risale lungo il bordo orientale della profonda circolazione depressionaria (“Zissi”) che da giorni insiste fra la Corsica e il Tirreno.

Difatti l’immenso ammasso di nubi nella giornata di ieri si è staccato dalla struttura depressionaria di “Zissi”, presente ancora sul Tirreno, andando liberamente alla deriva verso l’Ucraina e la Russia. Essendosi sviluppata tra l’entroterra desertico libico e il Mediterraneo centro-orientale, questa “Warm Conveyor Belt” ha un’origine sub-tropicale continentale. In genere questa tipologia di “Warm Conveyor Belt”, molti tipica nell’area mediterranea, può raggiungere l’Europa centro-settentrionale, arrivando fino alla Scandinavia e alla Russia, specie se associata al transito del “getto sub-tropicale” è costituita da masse d’aria calde e molto secche, d’estrazione sub-tropicale desertica, che tendono a sollevarsi rapidamente, senza permettere di caricarsi di umidità durante il transito sul Mediterraneo.

Ciò comporta una nuvolosità prevalentemente medio-alta (costituita da altostrati, altocumuli, cirrostrati) che solo a tratti risulta maggiormente consistente. Di conseguenza il livello di condensazione è molto alto, le precipitazioni associate, incrementate localmente solo dal fattore orografico e dalla ventilazione meridionale o orientale dominante nei bassi strati, generalmente si presentano deboli o moderate. Le nubi alte e sottili sono presenti in quasi tutto l’ammasso nuvoloso, tranne che nella parte interagente con il fronte freddo, dove si possono presentare pure dei “Cluster temporaleschi”, specie nelle “Warm Conveyor Belt” di tipo “reaward”. Ma la cosa che ha stupido maggiormente è stata proprio l’intensità della precipitazione nevosa, che nel corso della notte è divenuta particolarmente intensa, tanto da ridurre la visibilità orizzontale a meno di 1 km. Dai metar della stazione meteorologica dell’aeroporto di Sheremet’Ye, uno dei tanti aeroporti che serve Mosca, si nota come in uno dei momenti di massima intensità della nevicata, tra le 02:00 e le 07:30 AM, la visibilità orizzontale sia precipitata a meno di 500-400 metri.

Inoltre l’analisi dei singoli metar rileva come la forte nevicata sia stata preceduta dall’attivazione di sostenuti venti da Est e E-SE, molto freddi, che hanno raggiunto punte di oltre 50 km/h, rendendo i fiocchi di neve quasi orizzontali, facendo assumere alla nevicata carattere di autentica bufera, con temperature dell’aria che oscillavano fra i –3°C e i -1°C. Segno della presenza, nei bassi strati, di aria decisamente più fredda, di tipo polare continentale, che la sostenuta ventilazione orientale spingeva dalle pianure del Volga alla volta di Mosca.

Si è venuto così a creare un “cuscinetto di aria fredda” al suolo che ha contribuito a rendere le precipitazioni della “Warm Conveyor Belt” prevalentemente nevose fino al piano. L’intensità delle precipitazioni, che hanno assunto prevalente carattere nevoso, viene spiegata dal fatto che la “Warm Conveyor Belt”, essendo un flusso convogliatore di aria piuttosto calda alle alte quote, aspirata dalle latitudini sub-tropicali, è in grado di immagazzinare al proprio interno una gran quantità di vapore acqueo fino alla media troposfera, molto più di quanto possa fare una massa d’aria più fredda. Ciò ha permesso di raggiungere l’Ucraina e la Russia europea mantenendo al proprio interno una enorme quantità di umidità, in grado di rendere le precipitazioni un po’ più forti e diffuse del solito, con i conseguenti abbondanti accumuli di neve.

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