La battaglia italiana condotta all’Europarlamento relativa al provvedimento che apre il mercato dell’Europa all’import extra senza dazi di 35mila tonnellate di olio d’oliva tunisino all’anno sembrerebbe essere giunta al termine. L’atto era nato come gesto di solidarietà nei confronti dei tunisini, in crisi a causa degli attacchi terroristici, proposta dalla Commissione europea lo scorso settembre. L’unico ostacolo presentatosi è arrivato durante la plenaria dell’Eurocamera, lo scorso 25 febbraio, quando furono introdotte alcune forme di salvaguardia per i produttori europei. La misura sarà valida solo per due anni e per l’olio prodotto in Tunisia.
E’ prevista anche una valutazione intermedia qualora dovessero rivelarsi dannose per i produttori europei. Nonostante manchino solo un paio di passaggi formali all’entrata in vigore del provvedimento, la decisione in Italia ha portato a delle proteste da parte del mondo agricolo che promette nuove mobilitazioni. “Rimango fermamente contrario a qualsiasi aumento permanente del contingente di olio tunisino” ha commentato il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina. “Se vogliamo aiutare quel popolo ed evitare che altri migranti solchino il Mediterraneo dobbiamo dare occasioni di sviluppo, anche aumentando la quota di olio tunisino importato” ribatte invece il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova. L’ex ministro dell’agricoltura, Paolo De Castro, conta sull’impegno del capo della diplomazia europea, Federica Mogherini “a lavorare per la suddivisione mensile del contingente extra quando l’esecutivo Ue si occuperà del regolamento attuativo“, che dovrebbe alleviare l’impatto sul mercato dell’olio tunisino.
Al momento del voto finale, la delegazione del Pd al Parlamento europeo era divisa tra 11 favorevoli e 14 contrari. Il voto arriva proprio in occasione della mobilitazione di migliaia di agricoltori del Sud a Catania per difendere il made in Italy, con il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, in testa, a chiedere “più controlli per evitare frodi”. Al suo fianco gli olivicoltori di Unaprol, “che pagano ancora una volta per un accordo che nessuno voleva, ma che l’Europa ha voluto a tutti i costi”.