La superficie di Mercurio risulta annerita a causa della sua grafite primordiale. A giungere a questa affascinante scoperta sono stati i dati arrivati dalla sonda Messenger della Nasa che ha analizzato fino al 2015 il più piccolo e interno dei pianeti del Sistema Solare. Lo studio è stato pubblicato da Patrick Peplowski, dell’università americana John Hopkins, su Nature Geoscience. Il ‘nero’ tipico di Mercurio, dunque, sarebbe dovuto ai resti della crosta primordiale del pianeta. Verrebbe così svelato un mistero che da sempre è stato al centro dell’attenzione degli astronomi. Secondo una simulazione al computer coordinata da ricercatori della Nasa il nero era dovuto a un ‘velo’ di grafite (il materiale composto interamente da atomi di carbonio che si usa anche nelle matite) depositato dell’impatto di una grande quantità di comete e meteoriti nel passato. Ma da una nuova analisi è risultato che i dati arrivati da Messenger, una sonda in orbita tra il 2011 e il 2015 attorno a Mercurio, la grafite superficiale non solo sarebbe sempre stata presente, ma componeva sin dall’inizio il nucleo del pianeta e a portarla in superficie furono diversi movimenti dei materiali, quando il corpo celeste era ancora una massa di magma fluida. “Il ritrovamento sulla superficie di abbondanti quantità di carbonio – ha spiegato Larry Nittler, uno degli autori dello studio – indica che stiamo osservando i resti della primordiale crosta di Mercurio mescolata a rocce vulcaniche e i materiali espulsi dagli impatti con comete e asteroidi“.