Scoprire se c’è o c’è stata vita su Marte e capire quali condizioni dovranno affronare le missioni umane in vista di una eventuale colonizzazione. Sono i principali obiettivi della Missione ExoMars da oggi in orbita verso il pianeta Rosso. In sintesi, dice Barbara Negri, Responsabile per l’Asi, l’Agenzia Spaziale taliana, dell’Unità Esplorazione e Osservazione dell’Universo, “c’è grande interesse da parte dell’Asi a portare l’uomo fuori dalle colonne d’Ercole che sono il nostro pianeta”.
“Bisogna capire determinati problemi, come l’atterraggio, la sopravvivenza – osserva la Responsabile Asi che questa mattina ha seguito dal centro Altec di Torino, il lancio del razzo Proton dalla Base di Baikonur -. Bisogna studiare l’atmosfera – prosegue -, Marte è un ambiente ostile con temperature che vanno da meno 130 gradi a più 27 con un’atmosfera, anche se rarefatta, ostica.
Inoltre il pianeta è esposto alle radiazioni cosmiche, e c’è la necesità di proteggere un futuro astronauta”.
“Da questo momento – spiega l’astrofisica – ExoMars è in volo e arriverà il 19 ottobre su Marte, tre giorni prima si staccherà la sonda e farà tutta l’attività necessaria per entrare nell’atmosfera marziana e atterrare in maniera sicura. Abbiamo una serie di sensori che dovranno prendere dati di temperatura, umidità pressione atmosferica, e questa stazione resterà in vita, se l’atterraggio sarà morbido, per otto ore, che è il tempo della vita delle batterie ma darà dati fondamentali per la seconda missione.
La seconda missione – prosegue Negri – prevede di far atterrare un rover che sarà equipaggiato con tutta una serie di strumenti, il prncipale è la trivella prodotta in Italia (da Finmeccanica, ndr) che è una specie di trapano che dovrà fare un carotaggio fino a due metri. Nessuno finora, nemmeno gli americani – precisa Negri -, ha progettato un trapano di queste dimensioni. L’Italia ha una leadership mondiale in questa tecnologia – oserva ancora Negri – e nella missione Rosetta (del 2004,ndr) c’era un trapano che arrivava fino a 25 centimetri di profondità . Su questa base è fattibile uno strumento che arriva fino a due metri”.
“In un futuro molto lontano la vita sulla terra non sarà più possibile – prosegue la reonsabile Asi – e l’uomo deve attrezzarsi, proprio perchè è una specie che ha nel suo Dna la sopravvivenza, a capire se ci sono altre zone del nostro sistema solare abitabili. Ora riprenderà molto anche l’attività sulla luna, perchè è una bella palestra. E’ stata abbandonata forse perchè aveva meno appeal di altre mete, come Marte o gli esopianeti, simili alla terra fuori dal sistema solare. Ma adesso c’è un progetto serissimo di tanti paesi, americani, giapponesi, cinesi ed europei per provare a creare una zona di abitabilità e testare tutto quello che potrà essere poi la colonizzazione in situazioni ancora più estreme”.