Salute: ecco il decalogo per gestire il “mal di primavera” nei bimbi

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L’arrivo della primavera oltre al caldo e bel tempo porta anche alcune insidie per i più piccoli: le allergie. L’ospedale Bambino Gesù di Roma ha stilato un decalogo per gestire questi disturbi di stagione, ma non solo. Anche per affrontare lo stress e il mal di testa che tornano ad affliggere i bimbi. La cosiddetta mezza stagione porta con sé intense pollinazioni (un problema per oltre 1 milione di bambini in tutta Italia), giornate più lunghe con sbalzi termici, repentina alternanza tra sole e pioggia e variazioni dei ritmi biologici (sonno-veglia). Questi cambiamenti coincidono con l’aumento della frequenza degli attacchi di cefalea (solo al Bambino Gesù si registra il 15% in più di visite tra marzo e giugno), con il picco delle manifestazioni allergiche e anche con maggiore irritabilità e difficoltà di concentrazione. Cosa fare allora? Nello ‘Speciale primavera’ sul sito del Bambino Gesù (a cura degli esperti dell’ospedale: allergologo, psicologo e neurologo) è possibile trovare le indicazioni per affrontare al meglio questo delicato periodo dell’anno.

Ecco dagli esperti del Bambino Gesù il decalogo suddiviso in 5 regole che le famiglie dei bambini allergici ai pollini dovrebbero seguire nel periodo critico e le 5 cose inutili che spesso le stesse famiglie fanno, senza giovare ai loro bambini:
1) Evitare gite in campagna nelle ore mattutine, soprattutto nei giorni di sole con vento e clima secco;
2) Scegliere come meta delle proprie vacanze località di alta montagna o di mare. Ricordare che per altitudini medie (600-1000 metri) le stesse piante liberano i pollini circa un mese più tardi rispetto alla pianura;
3) Verificare la pulizia dei filtri di condizionamento dell’auto e della casa;
4) Non tagliare l’erba del prato e non sostare nelle vicinanze di altri spazi in cui sia stata tagliata l’erba;
5) Evitare il contatto con il fumo di tabacco, polveri e pelo di animali.

LaPresse/Xinhua
LaPresse/Xinhua

Infine, le 5 cose inutili che spesso le famiglie dei bambini allergici ai pollini fanno, ma non giovano ai loro bambini:
1) Evitare i prati, i campi coltivati e i terreni incolti: i pollini si diffondono dovunque, sono progettati per questo;
2) Chiudere le finestre o evitare che il bambino esca di casa;
3) Abitare ai piani alti;
4) Mettere mascherine sul viso del bambino a coprire e proteggere il naso e la bocca, mettere occhiali da sole o cappelli con visiera;
5) Fare lavaggi endonasali: le prove di efficacia sono tenui, il fastidio per il bambino è certo. Quando le giornate si allungano, ci sono più ore di luce ed è più piacevole stare all’aria aperta, ci si aspetterebbe dai bambini più dinamismo e maggiore voglia di correre e di giocare. Ma le nostre aspettative potrebbero venir deluse – sottolineano gli esperti del Bambino Gesù – Questo perché proprio quando ci si aspetta che i piccoli escano dal loro letargo invernale, possono subentrare in loro ansia, irritabilità, stanchezza, difficoltà di concentrazione. Questo stato a volte altera la routine del sonno con nervosismo e difficoltà di addormentamento serale che alterano i ritmi sonno-veglia del bambino. Le conseguenze sono senso di affaticamento, difficoltà ad alzarsi al mattino, stanchezza e apatia nelle ore diurne. Secondo gli esperti, occorre riuscire a dare al corpo e alla mente dei piccoli “il tempo di riadattarsi ai nuovi ritmi e alle nuove sensazioni dettate dalla stagione. Dovremmo in questa fase – osserva il Bambino Gesù – dare ai bambini la possibilità di riorganizzare con calma il loro orologio biologico e aiutarli quanto più possiamo in questo seppur minimo passaggio, che altera il loro equilibri”.  Le mezze stagioni sono critiche per i bambini che soffrono di mal di testa. In primavera, tra marzo e giugno, aumenta la frequenza degli attacchi di cefalea. “In caso di episodi ricorrenti la prima cosa da fare – sottolinea Massimiliano Valeriani, responsabile del Centro Cefalee del Bambino Gesù – è rivolgersi al pediatra di famiglia per provare a capire se il mal di testa è espressione di emicrania (è così nel 60% dei casi), o sintomo di altre malattie come le infezioni delle vie aeree o di patologie cerebrali potenzialmente serie. Il secondo passo è contattare un Centro specializzato”.

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