Scott Kelly è rientrato da qualche giorno sulla Terra ed il suo organismo è sottoposto ad alcuni studi necessari per le future missioni su Marte. L’Europa, però, non vuole attendere molto e si dice pronta a volare su Marte. Continua, infatti, senza sosta la fase di preparazione al lancio della navicella spaziale ExoMars 2016. La missione vede la collaborazione fra l’Esa e l’agenzia spaziale russa Roscosmos. Il lancio è previsto per il 14 marzo prossimo dalla base spaziale di Baikonour con il lanciatore russo Proton. L’Esa ha comunicato l’avvio della fase di incapsulamento della navicella. “A meno di due settimane dal lancio di ExoMars 2016, i preparativi procedono bene e il veicolo spaziale è stato ora incapsulato all’interno della carenatura del lanciatore, al cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan” ha annunciato l’Esa.
L’obbiettivo della prima fase della missione ExoMars è quello di portare nell’orbita di Marte la sonda Tgo-Trace Gas Orbiter, mentre il lander Edm soprannominato “Schiapparelli”, l’astronomo che per primo osservò i canali di Marte, contiene la stazione meteo Dreams e altri strumenti che atterreranno su Marte portando l’Europa sul pianeta rosso dopo un viaggio di nove mesi. La prima missione ExoMars 2016 servirà per analizzare l’atmosfera di Marte e provare le tecnologie di discesa sul pianeta. Nel maggio 2018, invece, prenderà il via la seconda parte della missione che ha l’obbiettivo di portare su Marte un innovativo rover capace di muoversi e dotato di strumenti per penetrarne ed analizzarne il suolo del pianeta. Il rover scenderà sul pianeta rosso e, con un trapano ad altissima tecnologia, perforerà la superficie del pianeta fino a circa due metri di profondità.
“Fin dai tempi antichi, Marte ha catturato l’immaginazione delle persone, scatenando un grande interesse di scienziati e artisti. Nel corso di due millenni, inoltre, gli europei hanno realizzato molte e importanti osservazioni del pianeta rosso” ricorda l’Esa. La domanda di tutti gli scienziati e non è se su Marte c’è vita. Una possibilità che ha preso corpo nel 19° Secolo, quando l’astronomo italiano Giovanni Schiaparelli osservò sulla superficie del pianeta gli ormai famosi ‘canali’, tracce chiare e scure costanti e caratteristiche.