Il referendum sulle trivellazioni, secondo Matteo Renzi, non è altro che “uno spreco da 300 milioni” con l’obiettivo di “sprecare il gas e il petrolio che ci sono e per cui ci sono le infrastrutture per l’estrazione“. Il premier lo ha dichiarato durante il congresso dei Giovani Democratici, ribadendo la posizione della segreteria Pd sul tema, ovvero l’astensione per far fallire la consultazione abrogativa: “La legge l’ha fatta il Pd, è per non sprecare il gas e il petrolio, come abbiamo fatto la legge per non sprecare cibo e farmaci. Questo è un referendum no-spreco. Dice che bisogna dare un segnale, ma costerà 300 milioni di euro, pensate quanti asili nido si potevano fare. Se pensate che sia comunque giusto andare a votare va bene, ma non dite che noi diciamo agli italiani di ‘andare al mare’, perchè il principio di far fallire un referendum i padri di questo partito lo hanno già espresso“. Ad ogni modo, “il fatto che il Pd dia un’indicazione non significa che non c’è libertà di fare quello che si crede“.
Il premier invita dunque a informarsi bene sul quesito: “Non fatevi prendere in giro. Questo non è un referendum sulle nuove trivelle, ma per bloccare trivelle che già esistono. Il gas che c’è se lo prenderanno i croati… Sul referendum vorrei che ci fosse la massima informazione, perchè il quesito non è se volete vivere in un mondo meraviglioso, o in un mondo col petrolio. Il quesito è: Volete fermare giacimenti in attività alla scadenza delle concessioni anche se c’è ancora gas e petrolio? In Italia si sono fatte delle infrastrutture, ci sono già. Il quesito non è andiamo a trivellare… Sono una quarantina, ci lavorano circa 10000 persone con l’indotto, e noi pensiamo che finchè ce ne è si estrae. Il referendum dice che vanno fermate prima. Per me è uno spreco“. Infine, la replica all’ultima accusa, ovvero di non aver fissato l’election day con le amministrative: “Il referendum si fa in un giorno diverso dalle amministrative perchè lo dice la legge, visto che il referendum ha il quorum“.