30° anniversario del disastro nucleare di Chernobyl: il ricordo e le commemorazioni [FOTO]

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Commemorazioni in Ucraina per il 30° anniversario del disastro nucleare di Chernobyl, nell’allora Unione Sovietica, le cui conseguenze pesano ancora sulle regioni colpite. Erano le prime ore del 26 aprile del 1986, quando, nel corso di un test definito ‘di sicurezza’, una serie di errori provocarono un’esplosione che fece fuoriuscire una nube di materiale radioattivo che ricadde su vaste aree intorno alla centrale Chernobyl, situata vicino all’insediamento di Pripjat, costringendo decine di migliaia di persone ad abbandonare le loro case. Spinte dai venti le particelle radioattive attraversarono i confini dell’Ucraina, raggiungendo la Russia e Bielorussia, ma anche l’Europa occidentale con livelli di contaminazione via via minori, toccando anche l’Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l’Austria e i Balcani, fino a porzioni della costa orientale del Nord America.

LaPresse/Reuters
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Oggi i familiari di quelli che morirono in conseguenza dell’incidente hanno preso parte a diverse veglie e cerimonie, tra cui quelle in una chiesa di Kiev e una messa a Slavutych, la città costruita a circa 50 chilometri da Chernobyl per ospitare gli addetti alla centrale nucleare e le loro famiglie che vivevano nei pressi della centrale. “Questa tragedia rimarrà con noi fino alla fine della nostra vita. Non sarò mai in grado di dimenticare“, ha detto Vasyl Markin, un ex dipendente. L’anniversario arriva durante le fasi finali della realizzazione dell’arco di contenimento da 1,5 miliardi di euro che chiuderà il sito del reattore 4 per impedire ulteriori perdite per i prossimi cento anni. Il progetto è stato finanziato con donazioni da parte di oltre 40 governi, ma anche con la nuova struttura, la circostante zona di esclusione di 2.600 chilometri quadrati al confine tra Ucraina e Bielorussia resterà non abitabile e chiuso ai visitatori non autorizzati. I livelli di radioattività rimangono infatti ancora elevati nella zona circostante, con numerosi bambini vicino al confine con l’Ucraina che continuano a nascere con malformazioni gravi, mentre un alto tasso di persone hanno forme rare di cancro.

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Il numero di persone uccise dal disastro rimane controverso. L’Onu nel 2005 ha riferito che sono state 4000 le vittime causate direttamente dalle radiazioni, tra di loro in larga parte i cosiddetti “liquidators”, coloro cioè che lavorarono per primi tentando di tamponare i danni dopo l’esplosione. Fino a oggi, tuttavia, al disastro sono stati attribuiti direttamente meno di 50 decessi, quasi tutti tecnici e vigili del fuoco esposti pesantemente alle radiazioni e morti nel giro di pochi mesi dopo l’incidente, o scomparsi al più tardi nel 2004. Si stima che fino a 9.000 persone potrebbero alla fine morire per l’esposizione alle radiazioni, anche se Greenpeace sostiene che la cifra potrebbe avvicinarsi ai 93.000.

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