Sembrerebbe essere molto difficile riuscire a trovare un ginecologo non obiettore, ma anche quando si ha la fortuna di trovarlo si può avere problemi a trovare l’anestesista e l’infermiere. A dichiararlo è Silvana Agatone, presidente di Laiga (Libera Associazione Italiana Ginecologi per l’applicazione della legge 194/78), che ha collaborato con la Cgil per portare il caso al Consiglio d’Europa. “Bisogna accendere i riflettori sulla situazione reale – afferma Agatone -. Nella maggior parte degli ospedali i primari sono obiettori, e solo alcuni fanno rispettare comunque la legge. Anche l’ambiente culturale non facilita il tutto, talvolta si fa un uso spropositato dell’obiezione. Recentemente dei colleghi stavano facendo interventi e il personale si è rifiutato di lavare i ferri chirurgici, il collega ha dovuto sterilizzarli e continuare da solo. In altri ospedali portantini si rifiutano di portare le pazienti, o manca l’anestesista. Dovrebbe essere un problema della struttura, ma se ne fa carico il non obiettore, che deve sistemare tutto. Molti colleghi che fanno aborti dopo i 90 giorni, quindi per motivi medici, vengono puntualmente denunciati. Per non parlare del fatto che i non obiettori non fanno carriera, e che ci sono stati casi in cui è stato tolto loro addirittura l’insegnamento“.
Secondo Agatone i numeri forniti dal ministero sugli obiettori sono sbagliati. “Solo nel Lazio secondo un nostro studio gli obiettori sono il 91,3% – spiega -, ma ci sono regioni che stanno peggio come le Marche, la Sicilia e la Calabria, anche se pure il Veneto non è che sia messo molto meglio. Il Ministero dovrebbe fare un’indagine seria sul territorio, e aprire a concorsi riservati ai non obiettori“.