La vitamina C, o più tecnicamente acido L-ascorbico, oggi consigliata quasi in ogni tipo di dieta, dalle proprietà benefiche quasi infinite per il nostro organismo, non è stata sempre conosciuta. La sua individuazione, infatti, avvenne nel 1932 ad opera di Charles Glen King, docente e ricercatore dell’università di Pittsburg, negli Stati Uniti. Ma contemporaneamente, allo stesso risultato, è giunto anche un altro team di scienziati, ovvero il gruppo ungherese coordinato da Albert Szent-Gyorgyi.
L’acido L-ascorbico, noto anche come principio antiscorbutico, è un composto organico presente in natura con proprietà antiossidanti. È un solido bianco, ma in campioni impuri, inumiditi od ossidati dall’ossigeno atmosferico può apparire giallastro. Si tratta anche di una vitamina idrosolubile, essenziale nell’uomo, ma non in tutti i mammiferi, antiossidante, spesso utilizzata in forma salina (ascorbato) che svolge nell’organismo molteplici funzioni. Nel 1921 il composto antiscorbutico venne denominato vitamina C. La sua storia è legata a quella dello scorbuto, una patologia legata ad una carenza di tale composto nella dieta. La malattia era già nota in Grecia attorno al V secolo a.C e fu nel XVI secolo che, soprattutto presso popolazioni marinare, si intuì che lo scorbuto poteva essere curato e prevenuto dall’assunzione di verdure e frutta fresca o dall’estratto di aghi di pino. Ma perché questa “cura” diventasse certa ci volle il 1747, grazie ad un chirurgo della marina reale inglese, James Lind, che portò a termine appositi studi, corredati da esperimenti, e alla fine arrivò alla conclusione che per combattere lo scorbuto tra i marinai, era necessario aggiungere succo di limone o di lime nella loro dieta.