Era il 17 aprile del 1967 quando il principe Antonio de Curtis, in arte Totò, fu riportato a Napoli per i funerali. Era morto due giorni prima a Roma, a causa di un infarto, l’ultimo di una lunga serie che già lo avevano lasciato in parte paralizzato. Al casello dell’autostrada, dove è arrivato alle 16:30, erano migliaia le persone che lo attendevano e altrettante sostarono nella piazza antistante la Basilica del Carmine Maggiore durante la funzione.
Sulla bara furono posti la celebre bombetta con cui aveva esordito e un garofano rosso. Il desiderio di Totò era quello di avere funerali semplici e non eclatanti, e così fu: si tratto di una semplice e commovente benedizione. Religioso “praticante”, non lo era mai stato particolarmente, ma credente sì. Benché spesso affermasse che l’inferno e il paradiso sono qua sulla Terra, dato che da quell’altro nessuno era mai tornato a descriverglieli. Venne sepolto nella cappella De Curtis al Pianto, il cimitero sulle alture di Napoli.