Popolato da meno di 2000 anime ed abbarbicato su un colle a poco più di 300 metri sui pendii dei monti peloritani, con vista sul mare, Savoca è uno dei più bei borghi medievali della Sicilia.
Il paesino è stato caratterizzato in passato, precisamente tra il 18° ed il 19° secolo, da una moda alquanto singolare: chi poteva, alla sua morte, si faceva mummificare.
Come tutte le mode un po’ stravaganti, a seguirla furono solo i ceti più abbienti, come lo dimostrano gli abiti, per quanto oggi piuttosto deteriorati, che ricoprono le mummie di Savoca.
I 37 corpi mummificati conservati nella Cripta della Chiesa dei Cappuccini di Savoca appartenevano infatti tutti a nobili, alti prelati e professionisti benestanti, oltre che ad alcuni bambini, ma anch’essi nati in famiglie altolocate. Il motivo di tanta selettività post mortem dipendeva dal fatto che farsi mummificare risultava molto costoso (la lavorazione durava ben due mesi).
Se andrete a visitare la cripta, la guida vi descriverà minuziosamente quale fosse la procedura di mummificazione, descrizione che suggeriamo di risparmiarvi se siete un po’ schizzinosi.
Oltre alle mummie vi consigliamo di fare una passeggiata in paese attraverso le altalenanti stradine in pietra: la fatica, per chi non ha l’abitudine alle arrampicate, sarà ricompensata dalla bellezza del borgo.
Ed avrete modo, a fine passeggiata, di apprezzare ancor di più la deliziosa granita di limone del bar nella piazzetta. Doveva essersene accorto anche Francis Ford Coppola. Infatti in qual bar girò una scena de “Il Padrino” (quella in cui Michael Corleone chiede la mano della sua prima moglie al suocero, appunto gestore del locale).
Se è vero che le mummie del Museo egizio di Tornino hanno un altro fascino rispetto a quelle ben più recenti di Savoca, altrettanto non lo si può dire per le granite. Non me ne vogliano i vari barman di Messina e Reggio, ma la granita di limone che si degusta a Savoca è tutt’altra cosa.