Allergie: attenzione ai test senza alcun fondamento scientifico, ecco i più diffusi

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A breve si terrà la settimana mondiale contro le allergie il Centro Diagnostico Italiano – CDI di Milano e dunque l’attenzione è puntata sui metodi utilizzati per la diagnosi delle allergie che non sono consigliati dall’allergologo, ma da altri “mezzi” come internet o amici e conoscenti. Soprattutto ora che è arrivata la primavera, infatti, le condizioni di salute degli oltre sei milioni di italiani che soffrono di allergie si aggravano e sono sempre di più coloro i colori i quali cercano beneficio anche in trattamenti non scientifici. Misurazione della forza muscolare, analisi dei capelli, studio della carica elettrica delle cellule: questi sono solo alcuni tipi di test che però non sono sostenuti da sperimentazioni cliniche che ne abbiano avvalorato l`efficacia.

Come raccomanda Giorgio Luraschi, allergologo del Centro Diagnostico Italiano di Milano: “Il numero di persone che soffre di allergie cresce di anno in anno ma molte di queste non si rivolgono allo specialista più adatto, l`allergologo, e utilizzano terapie `inefficaci` e non fondate scientificamente, trascurando alcuni trattamenti che invece possono portare un notevole miglioramento alla loro condizione, come, per esempio, i vaccini antiallergici. Questi vaccini sono purtroppo sempre meno prescritti, sebbene con la nuova modalità di somministrazione sotto la lingua, siano sempre più efficaci e facili da assumere. Ad aggravare questo quadro contribuisce il fatto che chi ricorre a questi test `inefficaci` non solo non migliora ma rischia gravi problemi di salute come, per esempio, un deficit di accrescimento nei bambini sottoposti a eccessive e ingiustificate limitazioni dietetiche“. La World Allergy Week, in programma dal 4 al 10 aprile 2016, è organizzata dalla World Allergy Organization (WAO), un`organizzazione internazionale che raccoglie 97 società allergologiche e di immunologia clinica regionali e nazionali in tutto il mondo. Tra i principali test “non ufficiali” dai quali gli esperti del CDI mettono in guardia vi sono:

  • Test citotossico (o test di Bryan): Proposto per la prima volta nel 1956 questo test si basa sul principio che l’aggiunta in vitro di uno specifico allergene al sangue intero comporti una serie di modificazioni morfologiche nelle cellule, sino ad arrivare alla loro distruzione. In realtà i numerosi studi scientifici compiuti in merito hanno mostrato che ciò non accade e alla luce di queste evidenze sperimentali l’American Academy of Allergy ha concluso che il test non è affidabile nella diagnostica.
  • Test kinesiologico. In questo test il paziente tiene con una mano una bottiglietta di vetro contenente l’allergene da testare, mentre con l’altra mano spinge contro la mano dell’esaminatore. Se quest’ultimo percepisce una riduzione della forza muscolare si diagnostica un’allergia o intolleranza nei confronti dell’estratto contenuto nel recipiente. Uno studio ha cercato di verificare la validità di questo test, utilizzando il metodo scientifico del “doppio cieco”, in cui né il paziente né l`esaminatore sanno cosa contenga la provetta analizzata. I suoi risultati hanno evidenziato che questo strumento diagnostico non è in grado di rilevare effettivamente le allergie e che non è riproducibile, cioè non dà lo stesso esito se effettuato due volte sulla stessa persona.
  • Vega test, Sarm test, Biostrenght test e loro varianti. Questo tipo di test è utilizzato da alcuni decenni in Europa e anche negli Stati Uniti. Si basa sulla convinzione che a contatto con gli allergeni le cellule cambino la loro carica elettrica e si modifichi la loro capacità di condurre l`elettricità. Sono diversi gli studi scientifici che hanno studiato tali metodiche e osservato la loro incapacità di rilevare le allergie e di identificare gli allergeni che ne sono responsabili.
  • Analisi del capello. E` utilizzata in due modi. Nella prima viene identificata un’eventuale intossicazione da metalli pesanti (mercurio, cadmio) o una carenza di altri elementi, come selenio, zinco, cromo, magnesio, manganese. Non è tuttavia dimostrato che queste condizioni siano correlate all`allergia. Con la seconda modalità di utilizzo si cerca di osservare se campioni di capelli del paziente provocano variazioni nella frequenza di oscillazione di un pendolo. I risultati degli studi scientifici effettuati su questo test hanno evidenziato che non è in grado di rilevare effettivamente le allergie e che non è riproducibile. Come Sottolinea Giorgio Luraschi, allergologo del Centro Diagnostico Italiano di Milano: “La migliore lotta contro l`allergia è cercare di evitare l`esposizione alla sostanza allergenica. Quando ciò non è possibile, i sintomi allergici possono essere controllati, secondo l`indicazione del medico, con l`assunzione di alcune famiglie di farmaci, in particolare antistaminici, cortisonici, cromoni, antileucotrieni, oltre ai broncodilatatori a breve e lunga durata nei casi di asma. In casi selezionati, soprattutto di allergia ad alimenti e a veleno di ape e vespa, il paziente dovrà avere sempre con sé l`adrenalina autoiniettabile, che viene prescritta dallo specialista allergologo a pazienti che hanno avuto reazioni allergiche gravi o che sono particolarmente a rischio di averne. Inoltre, in una buona parte dei casi è possibile effettuare un`immunoterapia specifica con vaccini per via sub-linguale o iniettiva sottocutanea nel tentativo di ottenere una efficace desensibilizzazione nei confronti dell`allergene responsabile. Tale trattamento è l`unico oggi in grado di modificare la storia naturale delle malattie allergiche“.
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