Le sfide future per l’Artico sono fondamentali quanto difficili per tutelare il suo ambiente dal riscaldamento climatico, sfruttare le sue risorse senza danneggiare l’ambiente, mantenere nell’area l’attuale cooperazione fra gli stati, evitando di portare fra i ghiacci le tensioni internazionali. E’ stato questo il quadro disegnato dal ministro degli Esteri della Finlandia, Timo Soini, nel corso di una conferenza oggi a Roma sul futuro dell’Artico, nella sede della Società italiana per l’organizzazione internazionale (Sioi), a Palazzo Venezia.
La Sioi, presieduta dall’ex ministro degli Esteri Franco Frattini, ha organizzato quest’anno un master universitario di studi artici. Frattini ha ricordato i forti legami dell’Italia con il Polo Nord: dalla spedizione di Nobile alla base scientifica alle Svalbard, fino alla partecipazione al Consiglio Artico. “E’ generalmente accettato che la regione artica sarà più colpita dal riscaldamento globale di altre regioni – ha spiegato Soini -. Il cambiamento climatico sarà la cornice di tutte le attività nell’area nel futuro prossimo. Se gli ultimi rapporti sull’accelerazione dello scioglimento dei ghiacci fossero confermati, zone come la Val Padana o Venezia sarebbero in serio pericolo. L’accordo di Parigi dello scorso dicembre è di grande importanza per la regione. La sopravvivenza dell’Artico dipende dall’attuazione degli impegni globali“.
Per quanto riguarda l’economia, “la dimensione economica della cooperazione artica finora è stata poco sviluppata – ha detto il ministro -. Trovare il giusto equilibrio fra lo sviluppo economico e la protezione dell’ambiente creerà enormi opportunità di business“. Secondo Soini “i profili industriali di Italia e Finlandia sono ideali per le opportunità dell’Artico. Sono convinto che i business dei nostri due paesi possano trovare grandi possibilità di intesa“. Sul fronte geopolitico, il Polo Nord per Soini “è un esempio convincente di cooperazione internazionale. L’Artico rimane una regione pacifica, dove il rischio di confronto militare è basso“. Ma esiste “il rischio che le crescenti tensioni internazionali debordino anche qui“