Geologi: “Non possiamo escludere altre grandi eruzioni dei Campi Flegrei”

MeteoWeb

La caldera dei Campi Flegrei, tra Napoli e Pozzuoli, è un grande cratere costantemente sotto controllo. L’attenzione dei geologi è massima perché in questa area, formata da ben 40 crateri, con il Vesuvio a pochi chilometri, vivono oltre 1 milione di persone e le case sono state costruite, nei decenni passati, a ridosso di questa suggestiva ma assai pericolosa zona. L’occasione di accendere i riflettori sui Campi Flegrei è stata una geoescursione riservata alla stampa nazionale ed estera e guidata da un nutrito gruppo di geologi, tra i massimi esperti della materia, che si è svolta oggi a conclusione del Congresso Nazionale dei geologi di Napoli. Cristina Armeni di AdnKronos racconta l’evento, i suoi protagonisti e i loro punti di vista.

campi flegreiI Campi Flegrei sono un’area che ‘respira’ come testimonia il fenomeno del bradisismo che, puntualmente, si è manifestato a più riprese, determinando il sollevamento del suolo fino a due metri di altezza“, ha spiegato Francesco Peduto, presidente del Consiglio nazionale dei geologi. “I Campi Flegrei, in passato hanno avuto fenomeni esplosivi eclatanti, importantissimi tanto che durante un’esplosione di 39 mila anni fa, la più grande che si ricordi, le ceneri sono arrivate fino in Siberia“. L’ultima eruzione risale al 1538, ma “non possiamo escludere che se ne verifichino altre di quella entità“, ha detto Peduto paragonando un eventuale fenomeno eruttivo ai possibili effetti che potrebbe provocare all’intera Europa, un po’ come avvenne nel 2010 con il vulcano islandese Eyjafjallajokull.

L’area dei Campi Flegrei è monitorata da un pool di eccellenza come l’Osservatorio Vesuviano, sezione di Napoli di Ingv, predisposto piani di emergenza per la popolazione distinguendo le zone rosse più pericolose e le zone gialle meno pericolose (l’ultimo aggiornamento di un anno fa ha allargato sia la zona rossa che quella gialla). Questi piani, in caso di emergenza e di evacuazione, dovrebbero essere seguiti in maniera pedissequa ma più di un geologo nutre dubbi che la popolazione sia adeguatamente preparata e sollecita le istituzioni a lavorare in tal senso, per sensibilizzare la cittadinanza a comportamenti virtuosi, un lavoro che va fatto dai comuni che dovrebbero informare e che dovrebbero coinvolgere i geologi soprattutto con una operazione di educazione nelle scuole.

Dobbiamo fare sempre di più?per migliorare la capacità di previsione e di monitoraggio e quindi capire la distribuzione delle masse magmatiche nel sottosuoloha spiegato Mauro Di Vito, vulcanologo, direttore dell’Osservatorio Vesuvianoma per fare ancora meglio dovremmo essere di più. Attualmente siamo 120 persone in tutto ma abbiamo bisogno di forze nuove, di giovani. Negli ultimi anni abbiamo avuto molti fondi per i laboratori e le strumentazioni ma servono risorse per stabilizzare i precari e quindi ampliare l’organico attraverso anche un ricambio generazionale“. I geologi nella due giorni di Congresso sono arrivati ad un primo concreto risultato una serie di proposte che hanno intitolato la ‘Carta per l’Italia, geo-rischi e geo-risorse, un piano per il territorio del Paese‘, in cui sono stati messi insieme argomenti e temi che vanno dal georischio vulcanico, sismico, idrogeologico, alle problematiche legate alle risorse naturali e a quelle legate alle terre e rocce da scavo, ed inoltre alla risorsa acqua che, secondo gli stessi geologi, sarà la vera emergenza del domani. La ‘Carta per l’Italia’, una sorta di documento-manifesto dei geologi, è stata presentata al congresso ai politici e alle istituzioni che vi hanno partecipato ma sarà presentata prossimamente in maniera ancora più capillare alle istituzioni affinché “i geologi vengano coinvolti prima che succedano certe cose e non a disgrazie avvenute“, ha concluso il presidente Francesco Peduto.

Condividi