Di Gianluca Congi – In un’assolata mattinata di primavera, tra le splendide vallate e le pareti mozzafiato dell’entroterra Crotonese, ecco spuntare all’improvviso la sagoma di un grande uccello, dai tratti inconfondibili. Nella sua straordinaria bellezza, il volo temprato, silenzioso e solitario, solca quei cieli azzurri spezzando l’aria, quasi a trasmettere l’immane valore della natura. E’ il Nibbio reale (Milvus milvus), che volteggia nelle ore più calde, scrutando attentamente, le campagne rimaste indenni dallo scellerato progresso umano. Ancora è indelebile il ricordo infelice, che apparve ai miei occhi, all’indomani del terribile incendio del 16 luglio 1997. Nel tardo pomeriggio, mi recai in località Sciolle soprane, nel comune di San Giovanni in Fiore (Cs), dove, tra l’immane distruzione del fuoco, che aveva raso al suolo oltre 320 ettari di boschi, ebbi modo di assistere, amaramente, alla fine di uno degli ultimi siti di nidificazione del Nibbio reale, rimasti sull’altopiano della Sila.
Avevo diciotto anni da poco compiuti, ma una tristezza infinita, dovuta a quella raccapricciante scena, del vedere sugli alberi ridotti a tizzoni fumanti, il volteggio malinconico, di quattro splendidi nibbi, due adulti e due giovani involati da poco, con il nido, ormai distrutto dall’onda assassina del rogo! Negli anni ’90, solo sul territorio di San Giovanni in Fiore (Cs), il centro più esteso della Calabria, geograficamente cuscinetto tra il Marchesato di Crotone e il cuore della Sila Grande, almeno quattro-cinque erano le coppie nidificanti che regolarmente seguivo, i nidi erano situati tutti intorno o sotto i 1000 metri di quota, nelle zone di Sciolle-Campo di Manno, Pardice-Appendicane e Fantino-Valle del Neto. Frequenti erano pure gli avvistamenti nella zona del Germano, nel cuore dell’attuale Parco Nazionale della Sila, a circa 1300 metri di quota, e tutto intorno agli abitati di molti comuni, da Cotronei (Kr), Verzino (Kr), Belvedere Spinello (Kr), Santa Severina (Kr) e tanti altri, specie dell’entroterra collinare delle province di Cosenza e Crotone. Le coppie prima riferite, pertinenti alla Sila orientale, avevano un territorio molto intersecato tra loro, attesa la particolare vicinanza tra una coppia e l’altra. Vivevano in un paesaggio a mosaico, tra estesi boschi di conifere e latifoglie, fiumi e torrenti, pascoli, incolti e ristrette zone agricole.
In seguito a distruttivi ed estesi incendi boschivi, che investirono verso la fine degli anni ’90, sciaguratamente tutte le zone di nidificazione, eventi incendiari, che complessivamente e in pochi anni, interessarono almeno 2000 ettari di superficie boscata e non, notai che gli anni a seguire, in quelle aree, i nibbi reali, come nidificanti, cominciarono a scomparire inesorabilmente! Questa causa, verosimilmente, va ascritta tra quelle che hanno principalmente favorito l’annientamento della specie in Sila orientale, giacché solo in questo settore del vasto altipiano, esposto sullo Jonio, negli ultimi vent’anni, ho notizia di nidificazione certa della specie. Il 28 aprile del 2001, un maestoso individuo adulto (172 cm di apertura alare), cadde esanime in pieno centro abitato di San Giovanni in Fiore, la segnalazione arrivò dal Comando dei Vigili del Fuoco, alla fine riuscì a farlo giungere al centro di recupero della fauna selvatica del CIPR di Rende (Cs). Si trattava di un esemplare molto debilitato, a tal punto da essere attaccato dalle cornacchie grigie, venne il sospetto, che avesse ingerito qualcosa di non tanto salutare! Delle quattro-cinque coppie riferite, oggi, ne rimane una sola, almeno fino alla scorsa stagione riproduttiva (con involo di due giovani); l’unica che con certezza sia rimasta come baluardo di un’antica e celebre presenza.
Nel Crotonese, storicamente una delle zone calabresi più note per la diffusione di questo rapace, la situazione, secondo ultimissime e autorevoli osservazioni ornitologiche, sarebbe a dir poco sconcertante! In Calabria, se il trend si manterrà così in negativo, il Nibbio reale sarà destinato a scomparire come nidificante tra non molti anni! In questo momento, sarebbero presenti, non più di una decina di coppie in tutto (S.Urso et all. 2006), situate nei settori dell’alto Jonio e dell’alto Tirreno della provincia di Cosenza, intorno al Pollino; sulla Sila orientale e nell’entroterra della provincia di Crotone, mentre nel catanzarese, nel vibonese e nel reggino, la specie non sarebbe più nidificante da tempo, nonostante qualche sporadico avvistamento. I nibbi reali calabresi, mostrano segni evidenti di sofferenza, la situazione è drammatica, la specie sicuramente è in forte declino. Fino a pochissimo tempo fa, d’inverno, a cavallo dei comuni di San Giovanni in Fiore (Cs), Caccuri (Kr) e Cotronei (Kr), era concentrato il maggior numero di nibbi reali svernanti presenti nella regione, ne sono stati contati fino a quarantasei solo in un giorno.
Nell’inverno tra il 2013 e il 2014, ho pure censito la presenza di due nibbi bruni, specie migratrice, ma svernante assieme ai nibbi reali, un fatto certamente non comune! L’anno scorso, nel solo mese di ottobre, non oltre una decina di esemplari svernanti, che facevano la spola tra l’alto Crotonese e le pendici della Sila, mentre molti di meno, sono stati registrati nell’inverno scorso, con addirittura l’assenza rilevata, durante alcune verifiche portate avanti in occasione del censimento nazionale. La chiusura di una discarica attiva ormai da diversi anni, ha certamente e paradossalmente determinato la scomparsa delle decine d’individui svernanti, probabilmente dispersi altrove ma dove nello specifico? Nonostante gli sforzi, di quei nibbi, nessuna traccia, solo isolati esemplari che naturalmente, si confondono facilmente con quelli stanziali e nidificanti. Nel nostro Paese, la specie è considerata “Vulnerabile – VU” nella Lista Rossa 2011 degli Uccelli Nidificanti in Italia (Peronace et al., 2012). Secondo una stima molto attendibile, sarebbero 315-426, le coppie che nidificano in Italia (Sarà et alii, 2009), in netto miglioramento complessivo rispetto agli anni ’90, pur persistendo pessime situazioni, specie in alcune regioni.
I vasti incendi boschivi, i disboscamenti, il bracconaggio, i bocconi avvelenati, i fili dell’alta tensione, gli stravolgimenti del territorio, l’abbandono della pastorizia e dell’agricoltura tradizionale, l’installazione di pale eoliche, che possono uccidere i grandi uccelli, vedasi ultimi casi in Basilicata e Campania, pongono certamente l’accento su una più oculata gestione del territorio, spesso portata avanti, senza tener conto di fattori così delicati. Il business economico, non potrà mai sostituire il valore che la natura conserva e che noi dovremmo solo custodire anche e soprattutto per le generazioni future. Come già attuato, con successo, in altre parti d’Italia, chissà che anche in Calabria, non si possa giungere, dopo i necessari studi e valutazioni del caso, a un progetto di ripopolamento del Nibbio reale, che rischia seriamente l’estinzione dalle nostre parti, se non s’invertirà questa negativa tendenza nel breve-medio periodo, che da più anni incombe su questa sfortunata terra. A volte, evitare l’estinzione locale di una specie, equivale a vincere un’importante battaglia, che può certamente portare alla vittoria finale contro la distruzione del nostro immenso e inestimabile patrimonio naturale.
Gianluca Congi © – www.gianlucacongi.it