Le grotte sono un mondo affascinante e misterioso, una dimensione in cui regna il buio ma che riserva spesso straordinarie sorprese: enormi cavernoni, pozzi profondi, gallerie ramificate, concrezioni gigantesche o piccole come spaghetti, drappeggi di pietra traslucidi, mammelloni e candide colate di calcite, marmitte, piccoli laghi limpidissimi e fiumi impetuosi che riempiono il silenzio con un rombo lontano. Una grotta attrezzata e aperta al pubblico può essere visitata da chiunque ed ognuno può sperimentare le proprie emozioni.
La maggioranza delle grotte si forma per l’azione di erosione e di soluzione esercitata dalle acque in un particolare tipo di roccia: il calcare. Sono quelle che raggiungono le maggiori dimensioni; ma esistono anche grotte laviche, grotte nel ghiaccio o nel gesso.
Altre forme di concrezione sono dovute all’acqua che cola lungo una parete, lasciando una cascata pietrificata o fantastici drappeggi. A volte la calcite, cioè il minerale che forma le concrezioni, non è bianco puro, ma variamente colorato, perché contenente altri minerali.
Lo stillicidio cioè il lento ma incessante gocciolare dell’acqua contenente in soluzione il bicarbonato, fa sì che si depositi sempre nuovo carbonato, mentre l’acqua evapora. Le concrezioni si accrescono in modo estremamente lento, si può parlare di un accrescimento medio di un millimetro all’anno.
In Italia il fenomeno carsico è ampiamente diffuso in tutte le regioni: circa il 27% del nostro territorio è costituito da rocce calcaree. Lo studio delle grotte italiane sotto tutti i diversi aspetti ha ormai più di un secolo e l’Italia è all’avanguardia sia per gli studi che per le esplorazioni speleologiche.
Le grotte italiane accatastate sono circa 34 000 delle quali 250 superano i tre chilometri di sviluppo. Un numero molto più grande di piccole cavità non risulta negli elenchi e un numero indefinibile di grotte resta ancora da scoprire.
Il complesso carsico che presenta il più ampio sviluppo sotterraneo oggi conosciuto è quello del Monte Corchia sulle Alpi Apuane. Le gallerie percorribili hanno uno sviluppo di 55 chilometri, ma tante altre condotte e gallerie attendono ancora di essere esplorate.
La regione con una più alta densità di grotte conosciute è il Friuli-Venezia Giulia, con circa 3000 grotte accatastate. In particolare il territorio di Trieste è stato il primo ad essere esplorato sistematicamente circa 150 anni fa e continua a offrire sempre nuove scoperte. D’altra parte è da questa area geografica, il Carso, che ha preso nome il fenomeno del carsismo.
Molte grotte sono inserite in SIC (Siti di Interesse Comunitario) o in ZPS (Zone di Protezione Speciale).
Le grotte sono un ambiente particolare in cui l’assenza di luce impedisce la crescita delle piante verdi e di conseguenza limita l’apporto di sostanze nutritive perché manca questo primo anello della catena alimentare.
Esiste una legge regionale del 1999 che tutela il patrimonio carsico e valorizza la speleologia. Uno dei motivi più importanti della necessità di questa tutela è che circa la metà dell’acqua potabile italiana è di origine carsica ed in futuro dovremo sicuramente andare a cercare ancora più in profondità la nostra acqua, avendo inquinato le falde idriche delle nostre pianure.
Ci sono però altri motivi per tutelare l’ambiente delle grotte, esse racchiudono valori scientifici e culturali per cui sono da considerarsi patrimonio dell’Umanità: valori geologici, mineralogici, biologici, idrologici, paesaggistici, archeologici, paleontologici.
Le diverse leggi regionali hanno cercato di tutelare l’ambiente sotterraneo come un patrimonio di tutti, vietando quelle attività di sfruttamento e inquinamento che possano danneggiare questo ambiente.