L’OMS si era data come obiettivo la riduzione del 70% dei casi di malaria nel mondo per il 2015, e i risultati si sono visti dati che i casi sono stati ridotti del 75% in 57 paesi dove è diffusa, portando così l’incidenza globale al 37%. Tuttavia, secondo recenti stime la malaria ancora oggi, nonostante importanti aiuti economici, in particolare dalla Bill and Melinda Gates Foundation, causa 214 milioni di nuove infezioni all’anno con 438.000 morti accertati nel 2015 e c’è quindi ancora molto da fare. E’ questo il messaggio che Amcli – Associazione microbiologi clinici italiani lancia in occasione della Giornata mondiale contro la malaria che si celebra oggi.
Dal 18 al 21 maggio si svolgerà sul tema un convegno a Napoli. Le aree più colpite sono i paesi dell’Africa Sub-Sahariana con il 90% dei decessi, seguite da alcuni paesi del Sud Est Asiatico con il 7% e le aree del Mediterraneo orientale con il 2%. “Grazie agli interventi messi in atto dall’Oms dal 2000 si e’ ridotto il numero di decessi del 72% nelle Regione del Centro e Sud America, del 65% nell’Area del Pacifico occidentale, del 64% nei paesi del Mediterraneo orientale e del 49% nel Sud est Asiatico. Per la prima volta nel 2015 non si sono avuti casi autoctoni nei paesi Europei” ha spiegato Annibale Raglio, Responsabile Controllo Infezioni Ospedaliere, ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo e Coordinatore Comitato di Studio della Parassitologia dell’Amcli. Nelle aree dove la malaria e’ diffusa, sono i bambini sotto i 5 anni che rischiano di più: 309.000 sono morti nel 2015 e la maggior parte, 292.000, nell’area Africana.
“Noi italiani, come tutti gli europei, rischiamo la malaria solo quando ci rechiamo in zone a rischio per vacanza o per lavoro o per attivita’ di volontariato. E’ fondamentale rivolgersi ai centri specializzati e seguire le indicazioni date da siti internet del nostro ISS o dell’Oms o dei Center for Diseases Control degli Stati Uniti d’America” aggiunge Raglio. “Per l’Amcli la malaria e’ l’unica vera urgenza in parassitologia, in poche ore (4-6) un soggetto puo’ sviluppare una forma grave con elevato rischio di perdita della vita. La diagnosi e’ importante e oggi i microbiologi possono utilizzare diversi metodi dall’esame microscopico alla ricerca del DNA del parassita con tecniche di biologia molecolare” precisa Pierangelo Clerici, Presidente Amcli e Direttore U.O. Microbiologia A.S.S.T Ovest Milanese.