Medicina: in Emilia Romagna sono 62.800 i cittadini che hanno sconfitto il cancro

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Il 5% dei cittadini dell’Emilia-Romagna ha ricevuto nel corso della vita una diagnosi di tumore. Sono 231.625 persone, circa 62.800 possono già dirsi guariti (20% uomini e 33% donne) e sono oltre 31.400 i pazienti (con tumore diagnosticato nel periodo 2006-2009) di cui ci si aspetta la guarigione. Nel 2015 nella Regione sono stati stimati 34.879 nuovi casi, ma le percentuali di sopravvivenza migliorano in maniera costante, grazie a terapie sempre più efficaci, come evidenziato nel libro “Si può vincere” realizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) che raccoglie le testimonianze dei pazienti che hanno sconfitto la malattia. Il volume è presentato oggi a Reggio Emilia, la seconda tappa di un tour nazionale di 10 incontri con il coinvolgimento dei cittadini, delle Istituzioni e delle associazioni dei pazienti.

Grazie ai trattamenti innovativi, ad esempio quelli immuno-oncologici, siamo riusciti a cronicizzare l’andamento di alcune neoplasie come il melanoma, un tumore della pelle particolarmente aggressivo in fase avanzata – spiega il prof. Carmine Pinto, Presidente nazionale AIOM e Direttore dell’Oncologia Medica dell’IRCCS di Reggio Emilia -. Oggi non possiamo più parlare di male incurabile, ma serve maggior impegno da parte delle Istituzioni. Se si considera l’impatto dei tumori nell’Unione europea e nel resto del mondo, è difficile pensare che il ‘problema cancro’ sia poco rilevante, sia in termini epidemiologici che finanziari. È pertanto indispensabile sostenere le campagne di prevenzione oncologica. Questi programmi nel nostro Paese sono ancora troppo pochi e hanno spesso un ruolo limitato, anche se si traducono nel lungo termine in milioni di vite salvate. Da sempre l’AIOM è impegnata in prima linea in campagne di sensibilizzazione per l’adesione agli screening e nell’educazione e informazione su stili di vita corretti, rivolte a tutte le fasce di popolazione, in particolare ai giovani”.

La sopravvivenza in Emilia-Romagna si colloca sui più alti livelli sia nazionali che internazionali, ad esempio per il tumore del seno si attesta all’89,7% a 5 anni (la media nazionale è dell’87%). Le nuove terapie svolgono un ruolo fondamentale, ma non va sottovalutata anche l’importanza della diagnosi precoce grazie agli screening. “Anche da questo punto di vista l’Emilia-Romagna può essere considerata virtuosa – continua il prof. Pinto -. Ad esempio nel 2013 il 75% delle donne residenti ha eseguito la mammografia, esame indispensabile per individuare il tumore del seno in fase precoce, rispetto alla media nazionale pari a circa il 62%. È inoltre l’unica Regione che ha esteso l’invito a eseguire il test alle donne nelle fasce di età comprese fra 45-49 anni e fra 70-74”. Importanti anche i risultati relativi agli altri due esami di screening, il Pap test per la diagnosi precoce del tumore del collo dell’utero, a cui ha aderito nel 2013 in Emilia-Romagna il 59,7% delle donne (40,8% Italia nel 2012), e il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci per individuare il cancro del colon retto, eseguito nella Regione nel 2012 dal 53% dei cittadini (46% Italia).

Il livello dell’assistenza sanitaria in questa Regione è buono – afferma la dott.ssa Antonella Messori, Direttore generale IRCCS di Reggio Emilia – e il nostro Ospedale pone il massimo impegno per garantire standard elevati di assistenza che ne facciano un riferimento sia nella nostra provincia che al di fuori di essa”.

La lotta ai tumori – spiega il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nella prefazione del libro ‘Si può vincere’ – costituisce una delle priorità del Servizio Sanitario Nazionale per l’elevata incidenza della malattia e per il suo pesante impatto sociale ed economico. Oggi possiamo affermare che il concetto di cancro come ‘male incurabile’ appartiene al passato. Grazie al progresso della scienza, i tumori stanno diventando sempre più una malattia cronica. I dati, le cifre e le scoperte ci dicono che la lotta contro questa patologia, in parte già sconfitta, può segnare quotidianamente punti a favore di chi la combatte. Questo volume raccoglie le preziose testimonianze dei pazienti trattati con una nuova arma, l’immunoterapia. Le loro parole ci trasmettono coraggio, forza e, soprattutto, speranza. È essenziale poter garantire a tutti i pazienti le cure sempre più innovative che la ricerca mette a disposizione. Aspirare a elevati standard di prevenzione e di trattamento non risponde soltanto a ambizioni di progresso tecnologico e scientifico ma anche di civiltà e di democrazia. Affrontare il tema della salute significa confrontarsi con le aspettative e le attese di milioni di malati, immedesimarsi con i loro disagi quotidiani e difendere la loro qualità di vita”.

Si può vincere” (ed. Guerini, pp.170, a cura di Mauro Boldrini, Sabrina Smerrieri, Paolo Cabra) è nelle librerie al prezzo di 14,50 euro e i proventi delle vendite sono destinati alla Fondazione AIOM. “Dobbiamo potenziare i nostri sforzi e la capacità di coordinare e sostenere l’attività di prevenzione e di assistenza – continua il Ministro Lorenzin nella prefazione -. È necessario innanzitutto agire per contenere l’impatto dei tumori con interventi di prevenzione primaria e secondaria. È poi indispensabile collegare in rete i diversi sistemi assistenziali, garantendo un’offerta adeguata sul territorio e realizzando la presa in carico globale della persona nei suoi bisogni sanitari, sociali e relazionali”. “La missione originaria del Servizio Sanitario Nazionale di fornire i servizi in maniera equa e sostenibile rischia oggi di essere snaturata – conclude Annamaria Mancuso, Presidente Salute Donna Onlus -. La pressione esercitata sul sistema in termini di riduzione dei costi ha già provocato effetti pesanti sulla disponibilità delle cure e sono cresciute le preoccupazioni per la salvaguardia dei principi dell’appropriatezza terapeutica e dell’equità. Per noi pazienti l’accesso all’innovazione è essenziale per la nostra sopravvivenza, per questo chiediamo che siano eliminati i lunghi tempi di attesa fra l’approvazione dei farmaci a livello europeo e la concreta possibilità di accesso alle nuove cure nelle varie Regioni del nostro Paese”.

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