E’ iniziato il processo d’appello sul naufragio della Concordia, avvenuto al largo dell’isola del Gigli. La difesa di Francesco Schettino ha presentato una relazione coi motivi di appello che “mostra un limite generico in questo approcciarsi a un dibattimento che comunque è stato esaustivo ed esplicito e basato su prove documentali e non si puo’ dire che la colpa fu di altri, fu anche di altri. Ma ciò non cancella le colpe di Schettino“. Lo ha detto nella sua esposizione il pm di Grosseto, Alessandro Leopizzi, intervenendo al processo di appello sul naufragio della Costa Concordia aperto a Firenze. Leopizzi, che affianca il sostituto della procura generale distrettuale, Giancarlo Ferrucci, ha ripercorso la vicenda partendo dalla rotta sbagliata che condusse la nave contro gli scogli. In merito ai rilievi di appello della difesa di Schettino, sulle responsabilità degli ufficiali e del timoniere in plancia di comando, ha specificato: “Non si dica che la colpa e’ dell’ufficiale di guardia Ciro Ambrosio“, che sostituiva Schettino, mentre quest’ultimo era a cena, al comando della plancia. “La colpa e’ anche di Ambrosio“, ha proseguito il pm, ricordando che ha patteggiato per questo. Ma “l’eventuale colpa di Ambrosio non cancella le colpe di Schettino“, e “comunque Ambrosio non porta mai la nave fuori dalla rotta” che fu ordinata da Schettino, “lui rallenta l’esecuzione dell’accostata al Giglio, costringendo chi subentrerà a andare più deciso“, cioè lo stesso Schettino. La difesa, ha criticato ancora Leopizzi, “chiede come motivo di assoluzione, non di far cadere la colpa cosciente, ma il fatto che Schettino non sapeva dove era la nave, e anche il solo pensare questo fatto, è confessorio di per sè di una colpa di Schettino“.
Processo Concordia, il pm: “Le colpe di altri non cancellano quelle di Schettino”
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