Sulla questione trivelle “hanno ragione sia gli ambientalisti che le osteggiano, sia quanti appoggiano l’estrazione di idrocarburi in mare” ed “il referendum del 17 aprile è riduttivo, in quanto il tema delle estrazioni andrebbe trattato in maniera globale“. Ad aprire un nuovo scenario sul dossier è la geologa Maria Teresa Fagioli, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Toscana, intervistata dall’Adnkronos. “Intanto l’impatto ambientale -spiega Fagioli– si crea nel momento in cui si perfora per estrarre petrolio, gas o idrocarburi in genere, non quando si frutta un giacimento. Il pozzo in mare, inoltre, se realizzato con tutte le tecniche del caso, non è inquinante, è il cosidetto ‘indotto’ che crea alti rischi per l’ambiente, basti pensare alle attività delle navi di carico“. Inoltre, “in Italia i pozzi che si stanno realizzando sono perforati in verticale, ma tecnicamente ai giacimenti si può accedere anche orizzontalmente, per cui si possono superare le 12 miglia, posizionarsi a 13 miglia e ricongiungersi ai ‘serbatoi’ iniziali. E chiudere un giacimento a metà apre a rischi ambientali gravi” evidenzia la geologa, in riferimento al quesito referendario che chiede agli elettori di decidere se i permessi per estrarre idrocarburi in mare, entro le 12 miglia dalla costa, debbano durare fino all’esaurimento del giacimento, come accade oggi, oppure fino al termine della concessione, mentre nulla cambia per le perforazioni oltre le 12 miglia che continueranno.
Referendum Trivelle, la geologa svela il “trucco”: “ecco come si può aggirare facilmente il limite delle 12 miglia…”
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