“E’ necessario che tutto il Paese capisca che la ricerca è un asset strategico, su cui puntare per crescere e dare opportunità ai nostri cittadini. L’Italia è il quinto Paese al mondo come impact factor di pubblicazioni scientifiche prodotte, il dodicesimo per investimenti in ricerca biomedica e l’ottavo per peso di investimento in ricerca biomedica rispetto al totale destinato a ricerca e sviluppo. Ma il vulnus è rappresentato dalla difficoltà di trasformare questi studi in brevetti“. A dirlo il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, aprendo i lavori degli Stati generali della ricerca sanitaria, in programma oggi e domani a Roma.
“Abbiamo ricercatori ben formati – ha aggiunto – ma non riusciamo ad attrarre investimenti in ricerca. Cosa ci manca? Manca un Paese accogliente per i ricercatori, che trattiamo come fossero dipendenti di qualsiasi servizio, anche se per formarli spendiamo 400 mila euro l’uno. I ricercatori vanno all’estero e non ritornano. E non siamo in grado di attrarre anche noi gli scienziati migliori dall’estero. Manca poi il contesto, che non mette la ricerca al centro di un sistema, mettendo in rete tutte le realtà che ci sono. Ed è quello che proviamo a fare oggi“, sottolinea. “Vogliamo creare un’infrastruttura che sostenga la ricerca. Per dare impulso a settori come la genomica, la medicina di precisione, i nuovi farmaci, l’agrifood, la nutraceutica. Lo possiamo fare meglio degli altri e ci manca veramente poco – prosegue – per fare un salto in positivo. È un capitale che va rilanciato in una strategia di sistema. In questa occasione presenteremo una proposta per garantire un percorso che valorizzi i ricercatori e la meritocrazia, rendendo più attraente il nostro Paese, e presenteremo il nuovo bando della ricerca finalizzata e di Aifa“.
“Manca un paese accogliente per i nostri ricercatori, li trattiamo come fossero dipendenti pubblici di un ente qualsiasi“, dice il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. “Investiamo 400mila euro circa per ogni ricercatore biomedico – dice il ministro – e poi permettiamo che vadano all’estero, anche se questo e’ normale visto che sono bravi. Ma il tema e’ soprattutto che non ritornano. Non ci sono le condizioni per farli tornare qui. E allo stesso tempo, noi non riusciamo ad attrarre i migliori ricercatori stranieri“.