Ricerca: l’Università Statale di Milano, prima con un super microscopio

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Fino all’ultima singola molecola e oltre. E’ il viaggio alla scoperta dei segreti più intimi della materia vivente, nel quale presto gli scienziati italiani dell’università degli Studi di Milano (e non solo) potranno cimentarsi grazie a un crio-microscopio rivoluzionario, già presente in alcune delle più importanti realtà scientifiche del mondo. Ma non in Italia. L’ateneo Statale del capoluogo lombardo è il primo del Belpaese a decidere l’acquisizione della super macchina, che ha un costo indicativo superiore a 3 milioni di euro, e potrà approdare in via Festa del Perdono grazie anche a un co-finanziamento della Fondazione Invernizzi, arrivato per via del ruolo strategico che lo strumento rivestirà anche nell’ambito delle attività del Centro per la ricerca pediatrica della Statale, finanziato dalla stessa Fondazione.

Per il suo acquisto – approvato dal Cda della Statale lo scorso 14 aprile – sarà indetta una gara d’appalto europea. “E’ una decisione importante per un ateneo pubblico e in tempi non generosi quanto a finanziamento della ricerca”, sottolinea il rettore Gianluca Vago. E vista la portata applicativa di questa tecnologia, così come la sua unicità nel panorama scientifico nazionale, l’università ha deciso di metterla in ‘sharing’: non solo sarà accessibile a tutti i ricercatori dell’ateneo, ma servirà una comunità allargata, in ambito locale, regionale e anche nazionale, fa sapere l’ente. Tecnicamente si chiama ‘microscopio elettronico a trasmissione per applicazioni a crio-temperature’, per lo studio di particelle di origine biologica. La microscopia elettronica è emersa come una tecnica di indagine di rinnovata potenza, al fianco di raggi X e risonanza magnetica nucleare (Nmr), grazie alla recente introduzione di una nuova generazione di strumenti che, operando con dosi di elettroni molto basse, risultano compatibili con l’analisi delle molecole biologiche.

Vago, operazione importante in tempi non generosi, crediamo in portata positiva (AdnKronos Salute) – Queste tecnologie, con l’uso di campioni a crio-temperature – spiegano gli esperti – stanno rivoluzionando la ricerca in biologia strutturale, la scienza che analizza la struttura tridimensionale delle molecole biologiche, e nelle scienze della vita, con svariati campi di applicazione in biochimica, biofisica, genetica, biologia molecolare, virologia, immunologia. L’analisi mediante questa tecnica di singole molecole fissate a crio-temperature consente di ricostruire dettagli prossimi alla risoluzione atomica (3-4 Angstrom), e apre alla conoscenza dei sistemi molecolari sub-cellulari più complessi, inaccessibili ad altre metodiche. L’acquisizione del sistema di crio-miscoscopia elettronica per singola molecola “è un passo della cui portata positiva siamo più che certi – aggiunge Vago – nella convinzione che lungimiranza, visione e anche spesso la determinazione nelle scelte siano condizioni essenziali alla crescita della ricerca scientifica così come al progresso del Paese. Lungimiranza che del resto non è mai mancata a Fondazione Invernizzi, al nostro fianco in questa operazione e che naturalmente ringrazio a nome di tutta la comunità scientifica della Statale e di tutti i ricercatori italiani che potranno disporre per il loro lavoro di questo straordinario strumento”.

Il tutto in un periodo di fermento all’interno della comunità scientifica, che vede all’orizzonte anche il super progetto dello Human Technopole, voluto dal premier Matteo Renzi per l’area che a Milano ha ospitato l’Expo. Dove anche la Statale potrebbe ritrovarsi protagonista. La nuova tecnica che debutterà in Statale è già una realtà in altri centri del mondo: recenti installazioni sono avvenute in Gb al Mrc-Cambridge e al Centro di Ricerca Diamond-Oxford, a Strasburgo, a Leiden e naturalmente negli Usa, in Giappone e in Cina. Le principali riviste scientifiche si sono arricchite di studi svolti con la metodica nel biennio 2014-2015. Le tematiche che saranno interessate dalle potenzialità di questa nuova tecnologia sono molteplici, e generalmente riconducibili allo studio del funzionamento di sistemi o complessi macro-molecolari della cellula, e della loro risposta a regolatori, farmaci, condizioni di stress, e così via. Il nuovo strumento potrà servire, ad esempio, allo studio di assemblaggi di proteine virali bersaglio per la progettazione di farmaci antivirali (contro il Dengue virus, il virus della febbre gialla, o il Norovirus, ad alta mortalità in età pediatrica nella fascia tropicale del mondo, ma anche Chikungunya e Zika virus), o allo studio dei complessi del sistema immunitario, o dei sistemi di proteine che si aggregano in forma patologica a seguito di mutazioni ereditarie. L’installazione e la gestione iniziale dello strumento saranno affidate a Martino Bolognesi, professore ordinario di Biochimica nel Dipartimento di bioscienze della Statale di Milano, accademico dei Lincei e membro Embo.

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